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"La reazione nazionalista e il crollo di Ciudadanos: rischiamo un'altra palude"

"La reazione nazionalista e il crollo di Ciudadanos: rischiamo un'altra palude"

Barcellona Quattro anni di stallo politico. Quattro volte alle urne, di cui soltanto due nel 2019. La Spagna non riesce a superare lo spettro del bloqueo, l'impossibilità di creare un governo stabile che duri, almeno, una legislatura. Ne parliamo con Steven Forti, 38 anni, professore di Storia Contemporanea all'Università Autonoma di Barcellona e ricercatore presso l'Università Nova di Lisbona, autore di numerosi saggi in diverse lingue sulla politica iberica.

Professore Forti, dalla palude politica di Madrid, sembra si smuova qualcosa: l'aumento dei consensi alla destra? È forse l'effetto della Catalogna?

«Sono due le ragioni: da un lato la reazione nazionalista spagnola ai drammatici scontri tra polizia e cittadini e alla guerriglia urbana, mai così violenta come si è vista, che favorisce il Partito Popolare e Vox. Dall'altro lato il crollo di Ciudadanos, il partito degli elettori di centro destra che fin dal suo debutto nel 2015, aveva accolto i voti dei delusi del PP che ora, orfani di Rivera, rivotano il PP, ma anche l'estrema destra di Vox cui Ciudadanos, ultimamente, si era molto avvicinato».

Da cosa dipende il sensazionale crollo di Ciudadanos?

«È dovuto sostanzialmente all'incapacità di Albert Rivera di elaborare una proposta politica chiara, dopo i successi alle legislative e in Catalogna, dove nel 2018 era la prima forza politica. Cs è considerato anche il responsabile di questa ripetizione elettorale, perché quando Sánchez chiese a Rivera di astenersi per permettergli di governare, lui rispose con un secco no, mentre la corrente più centrista-macroniana di Cs spingeva per il sì ».

Vox ha aumentato il consenso, nutrendosi della cattiva politica o dell'effetto della crisi politica in Catalogna?

«Le drammatiche scene di Barcellona hanno beneficiato Vox che offre una soluzione più radicale alla fine del processo indipendentista, proponendo non solo il commissariamento della Catalogna, ma l'arresto immediato del presidente Torra e la centralizzazione dello Stato mettendo fine alle autonomie e ai partiti secessionisti da ritenersi illegali. PP e Cs, partiti conservatori e moderati, si sono spostati più a destra e questa non è esclusiva della Spagna, lo si vede anche in Europa».

Gli spagnoli hanno di nuovo una voglia di destra alla Aznar?

«Direi di no, lo dimostrano le elezioni di aprile dove è chiara una forte spinta progressista, benché le grandi manifestazioni degli unionisti che dimostrano come i fatti di Barcellona hanno regalato più consensi alle destre in quest'autunno».

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