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La recita di Conte: "Molti ci chiedono di mollare Draghi". Ma i 5s sconfitti sono rassegnati

Ci voleva forse la peggiore batosta elettorale della storia grillina per convincere Giuseppe Conte ad accelerare sulla "fase due del Movimento"

La recita di Conte: "Molti ci chiedono di mollare Draghi". Ma i 5s sconfitti sono rassegnati

Ci voleva forse la peggiore batosta elettorale della storia grillina per convincere Giuseppe Conte ad accelerare sulla «fase due del Movimento». All'indomani del tonfo alle amministrative l'ex premier gialloverde e giallorosso convoca una conferenza stampa nella sede romana dei pentastellati e annuncia i nomi dei venti referenti regionali che costituiranno l'ossatura dell'articolazione territoriale del partito. Poi sarà la volta dei coordinatori provinciali e dei responsabili cittadini dei gruppi territoriali. Il tutto per un centinaio di poltrone distribuite tra parlamentari, consiglieri regionali e comunali. Nella lista dei venti referenti l'unico esponente di peso è Ettore Licheri, che sarà il responsabile della Sardegna. Una nomina che sa di ricompensa, seppur parziale, per la mancata rielezione a capogruppo al Senato l'anno scorso e per la sfumata elezione a presidente della Commissione Esteri di Palazzo Madama dopo la cacciata del filorusso Vito Petrocelli. In conferenza stampa l'avvocato di Volturara affronta anche i temi del governo e mette in scena la commedia del piede in due scarpe. E quindi ammette: «I cittadini ci chiedono di lasciare il governo Draghi, il nostro elettorato sta soffrendo». Però nessuna fuga in avanti: «Non ce la sentiamo di voltare le spalle ai cittadini in questo momento di congiuntura». Niente crisi di governo, anche se Conte si lascia sempre aperto lo spiraglio di una destabilizzazione congelata: «Dal governo nessuno ci dica zitti e buoni». Un colpo al cerchio e uno alla botte.

Poi c'è il fronte interno. «Conte non riuscirà mai ad accontentare tutti, la coperta sarà sempre troppo corta», è il ragionamento che circola nei gruppi parlamentari. Conte, da Via di Campo Marzio, poi fa altri annunci. In primis sul doppio mandato. «Vi preannuncio che entro fine giugno ci sarà un voto sulla regola del doppio mandato», spiega Conte. Che precisa: «Non esprimerò la mia posizione sul doppio mandato per non influenzare il voto». Ma tutto è avvolto nel caos anche sulla regola originaria. «Il quesito sul doppio mandato ancora non è formulato risponde a una domanda l'avvocato leader del M5s ma è chiaro che dovremo trovare il modo di fornire un'alternativa anche a chi non è d'accordo con il mantenimento della regola». Probabilmente gli iscritti dovranno esprimersi sulla possibilità di deroghe ad hoc da concedere ad alcuni big sulla base di meriti ancora non specificati, ma ancora si naviga a vista. In votazione a breve anche la destinazione delle restituzioni dei parlamentari. Poi è la volta delle smentite sul rebranding del M5s: «Non ho nessuna velleità di sostituire il brand del M5s con il mio nome» e «non ho avallato liste personali», riferito al caso della lista Con-Te di Rieti. Quindi spazio agli attacchi a Matteo Renzi: «Lo vedo in Tv ma non ho visto il simbolo di Italia Viva sui territori».

Il resto è un Titanic che sta per affondare. Tra Montecitorio e Palazzo Madama è in voga la metafora «dell'orchestra che suona mentre stiamo per naufragare». Deputati e senatori calcolano che al prossimo giro saranno rieletti solo in sessanta al massimo tra le due camere. Ma, come spiega al Giornale un deputato alla prima legislatura, «ormai non abbiamo nemmeno più la spinta a cambiare partito, pensiamo solo a portare a casa lo stipendio e il Tfr alla fine della legislatura, poi chi lo sa». Un suo collega invece parla di «uno scouting di Fratelli d'Italia tra gli scontenti del M5s perché la Meloni vuole ripulire le liste dai fascisti». Il sentimento prevalente nella truppa è la disillusione. Ma c'è chi prevede «coltellate soprattutto al Sud» per un posto in lista nel 2023.

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