Cronache

Il reddito di cittadinanza? Finisce metà agli stranieri

Proteste per l'iniziativa della Serracchiani Ai friulani arriva solo il 56 per cento dei 40 milioni erogati per il mantenimento

Il reddito di cittadinanza? Finisce metà agli stranieri

Lo scatto con cui Debora Serracchiani aveva strappato di mano ai grillini il loro eterno cavallo di battaglia per farne una realtà applicata per prima dal Pd, e per giunta proprio nella regione che lei governa, aveva ricevuto perfino il plauso al fair play dei vertici del Movimento. «Ha vinto il buon senso». Ma ora che la sperimentazione del reddito minimo in Friuli-Venezia Giulia è partita - il copyright dei pentastellati è stato modificato in «sostegno al reddito e inclusione attiva», visto che qui la cittadinanza c'entra ben poco - e che la governatrice vice segretaria dei dem con una conferenza stampa celebrativa ne ha snocciolato i dati, è riesplosa la polemica.

Perché tra i beneficiari della poderosa iniziativa da 40 milioni di euro, che abbraccia oltre 30mila persone per circa diecimila nuclei familiari con un reddito inferiore ai 6mila euro, il 44 per cento è composto da cittadini stranieri. «Una sproporzione, in una regione che conta l'8 per cento di residenti immigrati», tuona il centrodestra, che vede nella misura così com'è stata voluta dal centrosinistra, l'incubatore di «nuove tensioni sociali», con il sussidio mensile fino a 550 euro a patto che si frequenti un percorso di reinserimento lavorativo, sbilanciato verso a una platea a forte maggioranza straniera, quasi 13mila persone. Il requisito «incriminato» individuato tra quelli stabiliti per accedere alla misura che guarda a chi ha un Isee inferiore ai 6mila euro, è quello di risiedere da almeno 24 mesi sul territorio. «Avevamo chiesto chiarezza sui numeri, ora è arrivata e a questo punto abbiamo la certezza che il modo in cui è stata concepita la legge tutela soprattutto chi viene dall'estero. Era evidente che quel criterio - accusano da Forza Italia - avrebbe portato a escludere i friulani». Un universo silenzioso di famiglie che con la crisi hanno conosciuto la povertà e la fatica di difendere quell'unica casa di proprietà, magari ereditata, che nell'indicatore Isee distorce la loro reale situazione economica.

Il capogruppo azzurro in consiglio regionale, Riccardo Riccardi invita la giunta regionale a riformulare una norma «necessaria» ma che con «questa doppia classifica» finisce per «inasprire le tensioni sociali tra italiani e stranieri, dove i primi si sentono di serie B», in un territorio già soggetto a intensi flussi migratori. E se il dato sugli immigrati che intascheranno un assegno di mantenimento ogni mese per un anno, «è da approfondire», ammette Serracchiani, «è il concetto di fondo a essere sbagliato - ribatte - Queste sono persone che risiedono in Fvg da almeno 24 mesi, integrate e che, al pari degli italiani, stanno affrontando una situazione di difficoltà. Siamo intervenuti per garantire una seria ed equa lotta alla povertà, noi non siamo come la Gran Bretagna che vuole vietare l'accesso alle cure sanitarie degli immigrati, anche dei cittadini italiani». E poi rivendica quel protocollo contro i furbetti che è già stato avviato con la Guardia di Finanza che dovrà scovare eventuali brogli nelle procedure e riportare il denaro nelle tasche di chi «ne ha effettivamente bisogno».

Ma «secondo la presidente - punge ancora Fi - una vedova, con figli, una pensione minima e una casa evidentemente non ne ha».

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