Cronache

Reddito di cittadinanza a mafiosi e mogli: 76 denunce

Tra i beneficiari un killer e il boss che rinnegò il figlio pentito. L'importo supera i 600mila euro

Reddito di cittadinanza a mafiosi e mogli: 76 denunce

Mafiosi e consorti col reddito di cittadinanza.

A scoprirlo i carabinieri del Comando provinciale di Catania che, con i colleghi del Nucleo Ispettorato del lavoro, hanno individuato e denunciato 76 persone. Sono accusate di avere ottenuto il beneficio fornendo dichiarazioni false e incomplete.

Immediata l'azione della procura distrettuale etnea, che ha emesso un decreto di sequestro preventivo delle carte di reddito di cittadinanza. È stato accertato che 25 indagati hanno personalmente richiesto e ottenuto il beneficio, pur essendo stati condannati per mafia. Gli altri 51 (tra cui 46 donne) hanno invece preso il sussidio, omettendo di comunicare la presenza nel proprio nucleo familiare di congiunti condannati in via definitiva per associazione di tipo mafioso.

L'importo complessivo finora riscosso è stato quantificato in oltre 600 mila euro. L'indagine dei carabinieri ha interessato l'Inps per l'immediata revoca del beneficio con efficacia retroattiva e l'avvio delle necessarie procedure di restituzione di quanto illecitamente percepito. Tra i beneficiari sono stati scovati affiliati di diverse cosche mafiose attive nel capoluogo etneo e in provincia. Una cinquantina appartenenti ai clan Santapaola-Ercolano (cir), ma anche elementi dei Mazzei, Cappello, Laudani, Cursoti Milanesi, Pillera, Scalisi e Santangelo-Taccuni.

Gli indagati hanno percepito il reddito di cittadinanza dall'aprile del 2019. Tra i nomi eccellenti c'è quello di Vincenzo Rosano, dei Santangelo Taccuni di Adrano, boss che ha rinnegato il figlio perché ha scelto di collaborare con giustizia: di lui si ricordano le minacce consistite nell'affissione di necrologi per le vie del paese, all'indomani delle notizie relative al suo pentimento.

Nell'elenco dei 76, pure alcuni dei partecipanti al summit mafioso del 2009 interrotto dai militari dell'Arma: sono Carmelo Motta proprietario della casa di San Pietro Clarenza, in cui avvenne l'incontro e due dei partecipanti, Francesco Platania e Venerando Cristaldi.

Poi ci sono Rosario Tripoto anche lui del clan Santapaola, del quartiere di Picanello; Nicoletta Assinnata, figlia del capomafia di Paternò e moglie di Francesco Amantea di 50 anni, legato alla famiglia Santapaola; nonchè i fratelli Francesco e Carmelo Mirabile, storici affiliati al clan Santapaola.

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