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Referendum, Delrio ora frena: "Non sarà un test sul governo"

L'azzardo di Cameron sulla Brexit spaventa Renzi. Ora il governo teme di perdere e dover andare a casa. Ma Delrio mette già le mani avanti

Referendum, Delrio ora frena: "Non sarà un test sul governo"

"Non abbiamo paura della gente". Graziano Delrio mette le mani avanti. Dopo il risultato choc del referendum indetto da David Cameron, che ha portato alla Brexit e alle conseguenti dimissioni del primo ministro, Matteo Renzi inizia ad avere seriamente paura. Perché, quando sentiva ancora il vento in poppa, aveva più volte annunciato l'addio alla politica in caso di sconfitta. Lo stesso aveva promesso il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi. Ora, però, il vento è cambiato e non è così certo che gli italiani votino a favore della riforma costituzionale.

All'indomani della sconfitta elettorale alle amministrative, in casa piddì aveva già iniziato a circolare un possibile cambio di rotta. Nessun passo indietro in caso di sconfitta al referendum. Dopo il via libera alla Brexit, le voci sono diventate certezza. Tanto che, in una intervista alla Stampa, Delrio chiarisce che, sebbene un rinvio del referendum di ottobre sulla Costituzione non sia ipotizzabile, "non sarà un voto sul governo". "La lezione della Brexit è che votare contro - ha avvertito il ministro delle Infrastrutture - spesso può far solo male ad un paese".

Anche se dopo il voto britannico serviranno segnali di stabilità del governo, l'appuntamento del referendum sul ddl Boschi resterà in calendario in ottobre. "Se non succede nulla di straordinario resta quello l'appuntamento - ha assicurato Delrio - il governo è nato senza avere paura dell'opinione della gente e non pensiamo che la democrazia debba ridurre i suoi spazi per i timori della classe dirigente". "È chiaro che c'è una tendenza all'irrazionalità", ha continuato il ministro augurandosi che "da qui a ottobre molti capiscano che 'votare contro' non è una buona soluzione per il paese. E anche questa è una lezione della Brexit". Delrio ha, infine, rivolto un "appello" alla minoranza dem: "Non chiediamo ai nostri elettori anche la fatica di dover sopportare le nostre divisioni continue.

Discutiamo e litighiamo ma non infliggiamo loro l'idea che siamo due partiti in uno".

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