Referendum sui bus: è caos pure alle urne

I promotori contestano: voto impedito

Referendum sui bus: è caos pure alle urne

Roma - Il voto è segreto, ma quello di Virginia Raggi al referendum romano sul trasporto pubblico non è difficile indovinarlo: la sua giunta ha fatto di tutto per nascondere l'appuntamento con le urne che poteva sconfessare la linea dell'ostinato salvataggio di Atac, la municipalizzata del trasporto più scassata d'Europa. La «sindaca» comunque si è recata alle urne, salvando almeno l'apparenza, quella dell'amore grillino per la democrazia diretta.

I promotori del referendum, i Radicali, sono però d'opinione diversa: il Comune non si sarebbe impegnato granché per garantire un voto sereno. E il risultato finale è stata una partecipazione decisamente modesta: appena il 16,38 per cento. «Continuiamo a ricevere segnalazioni di scorrettezze gravissime nello svolgimento del voto referendario. -denunciava ieri a urne aperte il leader radicale Riccardo Magi- Sembrerebbe che in alcune sezioni, nonostante il Comune abbia comunicato che per votare sia sufficiente il documento di identità, i presidenti impediscano di farlo a chi non abbia la tessera elettorale. Alcuni cittadini si sono recati al seggio e avrebbero trovato il portone chiuso e nessuna comunicazione sullo spostamento della propria sezione». «Difficoltà -incalza Magi- si registrerebbero anche in alcuni seggi speciali come gli ospedali. Inoltre, fatto inaudito, alcuni presidenti di seggio sosterrebbero che in caso di mancato raggiungimento del quorum non sarà effettuato lo spoglio: è falso!».

Sul rifiuto di far votare chi non aveva la tessera elettorale il Campidoglio si limita a precisare che per regolamento bastava il documento di identità. Ma è la questione del quorum che diventerà alla fine il nodo del contendere. I grillini vogliono togliere il quorum per i referendum nazionali e dallo statuto di Roma è già sparito.

Ma per questo referendum vorrebbero applicare la vecchia regola, che prevede un minimo del 33% dei votanti, considerando quindi il 16,3 insufficiente, sebbene il voto sia consultivo. I promotori minacciano ricorso al Tar.

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