Referendum Costituzionale

Il referendum torna a rischio: ora potrebbe davvero saltare?

A meno di una settimana dal voto, i legali dei comitati per il No preparano un reclamo formale. Il referendum rischia di saltare?

Il referendum torna a rischio: ora potrebbe davvero saltare?

Quando mancano cinque giorni all'inizio delle operazioni di voto, un nuovo rischio si apre per il referendum costituzionale fissato per il 4 dicembre. In queste ore i legali dei comitati per il No si stanno preparando a depositare un reclamo formale contro la decisione del tribunale di Milano che il 10 novembre scorso aveva respinto l'istanza di bloccare il referendum per sospetto di illegittimità costituzionale del quesito stampato sulle schede. Il provvedimento era stato emesso dalla giudice Loreta Dorigo, della prima sezione civile. Ora in base all'articolo 699 del codice di procedura civile, a dover affrontare il reclamo degli "antiriforma" sarà un collegio di tre giudici, di cui la Dorigo non potrà fare parte.

È una mossa a sorpresa, quella di Valerio Onida - ex presidente della Corte Costituzionale - e degli altri fautori del No che avevano presentato il ricorso alla magistratura milanese. Poche ore dopo la bocciatura del 30 novembre, Onida aveva annunciato la sua intenzione di ricorrere in Cassazione, ma era chiaro che in ogni caso i tempi non sarebbero stati sufficienti a bloccare le operazioni di voto. Invece, stando a quanto si apprende negli ambienti dei promotori, è stata scelta un'altra strada: il reclamo, per l'appunto, con una nuova richiesta di intervento d'urgenza. Ma è chiaro che tutto ormai si gioca sul filo delle ore. Già domattina potrebbe essere la presidente della prima sezione civile, Paola Gandolfi, a dover fissare una udienza in tempi strettissimi per affrontare il reclamo del "No".

E i giudici a quel punto si troverebbero a dover valutare in una manciata di giorni una questione tecnicamente complicata e quasi inedita, che il giudice Dorigo risolse con un provvedimento lungo e articolato. Quel provvedimento non si limitava a dichiarare tecnicamente impercorribile la strada indicata da Onida, ma entrava nel merito del quesito e della stessa riforma costituzionale, con toni che ai ricorrenti erano sembrati troppo filo-riforma. Ora, su altri giudici ripiombano le stesse questioni. La strada per Onida e i suoi colleghi è impervia, e non solo per la ristrettezza dei tempi.

Ma un colpo di scena, con il referendum bloccato in extremis, o almeno con la sua legittimità messa in discussione a causa della genericità del quesito, non si può escludere.

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