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Referendum, venti giorni per fermare il Sì "al buio"

Il primo sondaggio dà i favorevoli al taglio all'82% Ma due italiani su 3 non sanno per che cosa si vota

Referendum, venti giorni per fermare il Sì "al buio"

S arà un si a scatola chiusa. Almeno così dicono i più noti sondaggisti italiani: il prossimo 20 e 21 settembre andranno alle urne, per il referendum, solo addetti ai lavori che voteranno Si al taglio dei parlamentari. Meno di tre settimane per invertire il trend: è questa la sfida del fronte del No. Venti giorni di tempo per ribaltare un verdetto già scritto. E dare un senso a una competizione trascinata sul terreno di uno scontro tra casta e anti-casta. C'è un altro aspetto importante, comune alle rilevazioni sul referendum confermativo sulla riforma che riduce i parlamentari da 945 a 600: più aumenta la conoscenza sul contenuto della riforma, più crescono i No. Sono due i dati che fotografano una consultazione «fantasma» dall'esito scontato. La prima: il plebiscito dei Si.

Il fronte del Si - in base a un sondaggio dell'Atlante Politico - pubblicato da Repubblica, si attesta all'82%. I No sono fermi al 18%. Praticamente, con un'affluenza bassissima, la rilevazione di Atlante Politico dice che chi andrà a votare al referendum lo farà nell' 82% dei casi per votare Si. L'unico elettorato ancora incerto è in casa Pd. Al Nazareno accuse e veleni stanno animando la discussione finale in merito all'indicazione di voto da dare al referendum. Ma il dato che più allarma lo piazza in pagina il quotidiano Libero: secondo una ricerca dell'istituto Ipsos Italia di Nando Pagnoncelli solo un italiano su tre conosce il contenuto della riforma. In sintesi, solo un italiano su tre sa per cosa stia votando. Due italiani su tre ignorano il referendum sul taglio dei parlamentari. E dunque si conferma un dato: è una consultazione per addetti ai lavori e partiti. Gli italiani rischiano di dare l'ok al primo vero taglio dei costi della politica a scatola chiusa. Senza conoscere risvolti, conseguenze e squilibri che la riforma produrrà. Tendenza che trova ulteriore conferma in altre rilevazioni: Alessandra Ghisleri su Euromedia Research certifica che inizio del mese di agosto solo una piccola fetta di italiani fosse a conoscenza del referendum. Ma l'elemento chiave, che nei prossimi venti giorni potrebbe ribaltare il risultato, lo fornisce l'Istituto Piepoli: il Si è passato dal 90 al 70 in poche settimane. Parallelamente alla diffusione di notizie sul contenuto della riforma. Più i cittadini hanno possibilità di esaminare il contenuto della riforma, più cresce il fronte del no. Più si informano, più calano i Si.

E dunque, la sfida nelle prossime settimane sarà quella di evitare un Si a scatola chiusa. Intanto la Rai raddoppia, a partire da domani, la striscia informativa sul referendum: una nel pomeriggio, l'altra in serata. Nei partiti della maggioranza giallorossa il travaglio prosegue. Matteo Renzi non si schiera e lascia libertà di voto a Italia Viva. Ma i suoi scendono in campo: Luigi Marattin, deputato renziano, voterà No: «Abbiamo sacrificato troppo il coraggio sull'altare del conformismo cialtrone. Abbiamo sacrificato troppo la competenza sull'altare dell'ignoranza, e ne è derivato un drammatico calo della qualità dei politici.

È arrivato il momento di dire No, adesso basta. Mentre mercoledì 2 settembre il gruppo Democratici per il si, promosso da Maurizio Martina, terrà la prima iniziativa pubblica alla Camera dei deputati

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