Toglietemi tutto, ma non il mio yacht. Negli anni Ottanta, Patrizia Gucci veleggiava sullo splendore del Creole tra le Balerari e la Grecia insieme al suo Maurizio, giovane e pimpante rampollo della dinastia più antica del lusso italiano. Una brutta mattina, fece ammazzare Maurizio. Oggi è tornata chiamarsi Patrizia Reggiani, si è fatta vent'anni di carcere che le sono scivolati addosso - dice lei - «in un attimo». Ma il tre alberi le è rimasto nel cuore. Ed è sull'utilizzo del Creole che si combatte l'ultima pagina della saga di furibonde zuffe sui quattrini scaturite dalla prematura scomparsa di Maurizio Gucci. Una sarabanda di cause e controcause, tutti contro tutti, la vedova-assassina contro le figlie, le figlie contro la nonna, la nonna contro la figlia, per spartirsi quanto resta del patrimonio del defunto.
Tutto nasce dall'accordo con cui Maurizio Gucci, quando il suo matrimonio con Patrizia era al crepuscolo, si era impegnato a versarle un vitalizio di un milione all'anno. Chiunque altro, al posto di Patrizia, si sarebbe adagiato su quel materasso di banconote. Lei, aizzata dalla madre Silvana, iniziò a tenere che il nuovo amore di Maurizio, Paola Franchi, insidiasse il suo benessere. Attraverso una maga assoldò un'improbabile ma spietato gruppo di sicari. La mattina del 27 marzo 1995, in via Palestro, ammazzarono Gucci sparandogli alle spalle.
Dell'eredità di Maurizio, la vedova (vedova volontaria, si potrebbe dire) non ha visto nulla, essendone stata dichiarata «indegna». Quel vitalizio di un milione l'anno, invece, per la giustizia milanese le spetta. E a versarlo devono essere Alessandra e Allegra, le sue figlie, eredi universali del morto. Che però si sono sempre rifiutate di scucire un euro alla madre che le ha rese orfane. E poiché l'accordo fu firmato a Saint Moritz, adesso chiedono che a invalidarlo sia la giustizia svizzera.
Da quelle parti pare che siano più severi con le mogli che fanno ammazzare i mariti: e il rischio di restare a secco, per Patrizia, c'è. Così il suo avvocato Daniele Pizzi ha lanciato la proposta: la vedova rinuncia all'assegno, le basta un piccolo (si fa per dire) contributo economico per tirare a campare: ma vuole il Creole un mese l'anno. E possibilmente un altro mese vorrebbe passarlo all'Oiseau blue, lo chalet in Engadina.
Cosa risponderanno le due fanciulle, oggi donne e madri, si vedrà. Il problema è che nel frattempo la novantenne ma tosta madre di Patrizia ha cercato di fare interdire la figlia, spiegando che non è in grado di badare a se stessa, che frequenta cattive compagnie, e che prima o poi dissiperà quel che resta del suo patrimonio.
La vecchia Barbieri e la ex detenuta, ovvero madre e figlia, non si parlano: ma intanto convivono sotto lo stesso, un villotto un po' macabro (e da sempre sospettato di portare sfiga) a due passi dal palazzo di giustizia. E Patrizia, sciura milanese diventata dark lady, sogna i tramonti dal ponte del Creole.
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