Londra - La Brexit Bill diventa legge in zona Cesarini. Alla vigilia del meeting europeo del 28 giugno, dopo centinaia di ore di acceso dibattito parlamentare e il doppio del tempo speso in feroci discussioni dietro le quinte, il Parlamento britannico ha licenziato la legge che sancisce e regola l'uscita dall'Unione Europea trasferendo nella legislazione nazionale i regolamenti europei in modo da garantire una fase di transizione il più soft possibile. Ieri il passaggio finale, la firma della Regina sul documento, è stato annunciato dallo Speaker delle Camere John Bercow. La legge abrogherà di fatto l'European Communities Act che stabilì, nel 1972, l'entrata della Gran Bretagna nell'Unione. Adesso però bisogna capire in quale modo il Paese uscirà dall'Europa il prossimo 29 marzo ed è questo l'interrogativo che non concede sonni tranquilli al primo ministro Theresa May. Sebbene infatti la premier sia riuscita a far passare la legge, la tensione tra i ministri rimane altissima, e la frattura tra Leavers e Remainers rispecchia quella esistente nell'opinione pubblica.
Nelle ultime settimane non si contano gli interventi pro e contro Brexit apparsi sui media, le prese di posizione delle grandi compagnie come Airbus e Bmw che minacciano di spostare tutto all'estero per paura dell'effetto Brexit. Domenica, in migliaia hanno manifestato di fronte a Westminster chiedendo un secondo voto sull'accordo che verrà concluso. Ammesso che l'accordo si faccia perchè neppure questo è scontato. Almeno non per il Parlamento Europeo che nella bozza di conclusioni del vertice dei 27, visionata ieri dall'Ansa, invita gli Stati membri a prepararsi a tutti gli scenari, compreso quello di un'uscita senza accordo. Una doccia fredda per il governo May, ma motivata da ragioni serie. Il Consiglio esprime infatti preoccupazione «perché non è stato raggiunto alcun sostanziale progresso sulle frontiere irlandesi» e insiste affinché l'accordo di separazione e la transizione possano concludersi al più presto», ma richiede a Londra «ulteriore chiarezza e proposte realistiche» sulla relazione futura con l'Europa.
Dal canto suo, il governo britannico ha dato ordine di velocizzare la redazione delle bozze che prevedono cosa accadrebbe in caso di un divorzio non consensuale, soluzione di certo non ottimale,
ma che eviterebbe ad una delle parti di risparmiare sugli alimenti. È infatti improbabile che, in questo caso, per andarsene il governo May accetti di pagare a Bruxelles la cospicua somma già concessa in caso di accordo.
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