Via libera ai cantieri, a partire da quelli pubblici. È l'obiettivo dichiarato della Regione Lombardia, annunciato al termine degli «Stati generali del Patto per lo sviluppo» che ha riunito intorno a un tavolo più di 100 rappresentanti tra esponenti di attività produttive, sindacati e università.
«Apprezziamo che Regione Lombardia riconosca la centralità della filiera dell'edilizia per il rilancio dell'economia lombarda - commenta il presidente di Ance Lombardia Luca Guffanti - . Anche Ance Lombardia, l'associazione dei costruttori, ha chiesto la possibilità di riprendere l'attività nei cantieri, sia pubblici sia privati, laddove sia possibile garantire la piena sicurezza per i lavoratori». Un settore, certamente di peso, quello dell'edilizia, che interessa circa 160mila imprese per 350mila addetti occupati. Guffanti sottolinea come «abbiamo fatto i compiti a casa e siamo nelle condizioni di poter programmare la ripresa dell'attività edilizia e dare il nostro contributo alla ripresa del sistema economico lombardo. Le iniziative del governo per fornire liquidità alle imprese, tema sempre più urgente, è comunque sotto forma di un debito, che le imprese dovranno restituire e per farlo, occorre poter iniziare la produzione».
La necessità di ripartire, espressa dai costruttori, ma anche dal mondo delle professioni, dei commercianti e degli artigiani rientra in quella che il governatore lombardo Attilio Fontana ha definito la «quinta D», quella dei Diritti (diritto alla sicurezza, al lavoro, alla mobilità e allo studio) che si andrà ad affiancare alla nuova ricetta lombarda per la «Fase 2» all'insegna delle 4 D, appunto.
Tradotto, il 4 maggio si alzeranno le serrande di tutte le attività, scuole a parte che, come è noto, non riapriranno prima di settembre, a patto che vengano rispettare e garantite condizioni stringenti per la salvaguardia e la sicurezza di clienti e laboratori. Si parla infatti di Dispositivì di protezione individuale, ovvero l'obbligo, partito già in tutto il territorio, di indossare mascherina e guanti. In questo caso a semplicemente per andare a fare la spesa o portare il cane a spasso, prima ancora che per andare a lavorare. La «Distanza» ovvero l'obbligo di mantenere la distanza di sicurezza di un metro nei tavolini dei ristoranti e dei bar come sui mezzi pubblici, proprio per questo il governatore Fontana due giorni fa ha annunciato che la settimana lavorativa sarà spalmata sui 7 gironi e non più sui cinque: per scaglionare gli orari di lavoro ed evitare il sovraffollamento sui mezzi.
Misura che sarà garantita dalla «terza D», ovvero la digitalizzazione che significa obbligo di smart working per tutte le mansioni e le aziende la cui produzione lo consente e ausilio di tutta la strumentazione digitale che permette di evitare code, e su appuntamento per le attività che lo consentono. Infine diagnosi: ovvero test sierologici non appena saranno autorizzati che permettano appunto di capire chi è immune e non più contagioso, tamponi e misurazione della febbre.
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