Calabria, Sicilia, Liguria e domani la Lombardia. Quella dei vaccini, dice Fabrizio Curcio, capo della Protezione Civile, è una «campagna di guerra», e dunque il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario all'emergenza, sta verificando territorio dopo territorio l'efficienza dell'organizzazione nelle regioni e il funzionamento dei centri vaccinali, i presidi più importanti per vincere non una battaglia, come quella che si combatte quotidianamente negli ospedali, ma la guerra per arrivare ad una pace che si otterrà con l'immunizzazione della popolazione.
E gli accertamenti sono partiti dalle regioni che sono più indietro nella somministrazione delle dosi. «Abbiamo iniziato un giro di verifica nelle regioni al solo scopo di vedere che quanto abbiamo immaginato in sede di pianificazione sia poi la realtà e, se ci fossero scostamenti rispetto al piano, prendere correttivi. Abbiamo visto buone pratiche e cose da migliorare, certo anche criticità», dice il generale. La strategia del piano viaggia su due canali, spiega Figliuolo che ieri ha visitato il centro vaccinale di Genova. «Capillarità sul territorio e grandi hub nelle aree metropolitane: due elementi che contraddistinguono la nostra campagna vaccinale che deve arrivare alle 500mila somministrazioni al giorno. I punti vaccinali sono passati dai 1.400 del primo marzo agli oltre 2mila che abbiamo oggi», dice Figliuolo che addita come esempio virtuoso l'hub di Genova da 50 linee vaccinali che arriverà a somministrare 13mila vaccini al giorno. Inaugurato ieri alla presenza del governatore, Giovanni Toti, l'hub nasca da un'intesa pubblico privato. Nessuna contrarietà da parte del commissario a implementare la collaborazione con il privato per la campagna vaccinale. «Le regioni hanno i loro modelli, a me interessa che raggiungano i numeri e per raggiungere i numeri sono disposto a qualsiasi cosa che rientri nella legalità. Certamente questa è una buona pratica e ne abbiamo anche altre». Una dichiarazione di apertura al modello che rappresenta la struttura portante della sanità lombarda proprio alla vigilia dell'arrivo del generale nella regione che dall'inizio della pandemia è nell'occhio del ciclone e ha avuto un rapporto spinoso con il precedente governo.
Il premier Mario Draghi fin dal suo insediamento ha sottolineato la necessità di camminare insieme nella stessa direzione: governo ed enti locali senza alimentare contrapposizioni. Ma certamente «il giro di verifica» del generale mette in luce la necessità di un'opera di «manutenzione» da parte del governo nei confronti delle regioni in affanno che si cerca di non far apparire come un commissariamento.
E l'arrivo commissario del governo non preoccupa il commissario della regione, Guido Bertolaso. «Verranno a vedere i nostri programmi, faremo il punto sulla situazione e non nasconderemo loro i problemi che abbiamo avuto e stiamo affrontando e risolvendo», assicura Bertolaso.
Ma le dosi arriveranno? Figliuolo conferma che in questa settimana è previsto l'arrivo di 2,8 milioni di dosi tra Pfizer, Moderna e AstraZeneca.
Poi nel secondo trimestre si attende l'arrivo di oltre 50milioni di dosi.Intanto sono state dissequestrate le 393.600 dosi di AstraZeneca che erano state bloccate su disposizione della procura di Biella dopo il decesso di un insegnante a distanza di giorni dalla somministrazione.
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