New York - Una breve uscita per andare a votare e il resto della giornata arroccato nel suo fortino sulla Fifth Avenue, sino allo spostamento all'Hilton Hotel per quello che sceglie di chiamare «Victory Party», ultimo atto di una campagna elettorale che in ogni caso rimarrà nella storia.
Donald Trump trascorre così il suo Election Day, dopo la maratona frenetica ai quattro angoli degli Stati Uniti per convincere fino all'ultimo indeciso a scegliere lui, l'unico in grado di cambiare l'America. Intorno alle 11 di mattina ora locale, il candidato repubblicano esce di casa con la moglie Melania e il corteo dei Secret Service per recarsi alla scuola pubblica PS-59 di Midtown Manhattan, dove si trova il suo seggio. Al suo arrivo il tycoon è accolto dagli applausi di molti elettori in fila, ma anche da alcuni fischi. Poco prima, una donna a seno nudo con una scritta anti-Trump è stata portata via dagli agenti. All'interno della scuola The Donald si sofferma con un bambino che ha allestito un banchetto per vendere dei biscotti, e gliene acquista un paio. E poi stringe mani, si ferma a parlare con i fan, e ai giornalisti riserva solo poche parole: «va tutto alla grande», dice, con il pollice alzato. Quindi esprime il suo voto, fianco a fianco alla consorte, come di consueto elegantissima con un abito bianco e cappotto color cammello.
Trump sorride, ma sul suo volto si legge la tensione per la giornata cruciale, e la stanchezza per i lunghi mesi di campagna. Con lui c'è anche la figlia prediletta, Ivanka, accompagnata dalla piccola Arabella: il suo volto è più rilassato, e non appena consegna la scheda elettorale attacca l'adesivo con scritto «I voted» sul bavero del cappotto. Poi, anche Trump scherza per un attimo, quando un reporter gli chiede del voto: «È una decisione molto difficile». Dopo, via di nuovo nella sua torre d'avorio: il resto della giornata, infatti, il tycoon lo passa con i familiari e i suoi strettissimi collaboratori alla Trump Tower, nel lussuoso appartamento stile Luigi XVI all'ultimo piano, con vista mozzafiato su Central Park. Lascia ai figli Eric e Donald Jr. i commenti sul voto, fatta eccezione per un ultimo, velenoso attacco, su quel sistema truccato ripetuto come un mantra negli ultimi mesi. Diversi sondaggi sono «sbagliati di proposito. Ritengo che in molti casi non facciano neanche le interviste», tuona parlando a Fox News. Il suo vice Mike Pence, invece, vota a Indianapolis, in Indiana, stato di cui è governatore: è insieme alla moglie, e con lei dopo poco parte alla volta di New York.
Così come la gara tra Trump e la Clinton è un testa a testa mozzafiato, anche l'ultimo atto li vede vicinissimi. È la prima volta dal 1944 che entrambi i candidati alla Casa Bianca sono nella Grande Mela per l'Election Day, in location distanti solo una manciata di chilometri una dall'altra. Per questo Manhattan è blindata come mai è accaduto prima per un'elezione presidenziale, e intorno alla Trump Tower sono posizionati addirittura una fila di camion riempiti di sabbia in modo da formare una barriera protettiva. Se la scelta di Hillary Clinton è caduta sull'avveniristico centro congressi Javits Center, però, quella di Trump è di tenore totalmente diversa.
Il miliardario newyorkese per la nottata elettorale predilige un luogo più anonimo ed intimo, il salone delle feste dell'Hotel Hilton Midtown, sulla Sesta Avenue, a due passi da casa sua. La serata è solo ad inviti, la cerchia dei presenti è molto ristretta, e pochissimi sono i giornalisti ammessi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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