RomaLa lettera del ministero dell'Economia, quella con cui si notifica al Campidoglio che i 350 milioni dati in questi anni ai dipendenti come «salario accessorio» sono stati «indebitamente erogati» dal Comune, è stata recapitata in copia conforme anche alla procura della Corte dei Conti. Un atto dovuto, si spiega, un automatismo obbligato. Sta di fatto però che ora al colossale pasticcio che investe la giunta di Ignazio Marino potrebbe aggiungersi anche un'inchiesta della magistratura contabile. Dalla quale trapelava ieri che un fascicolo sarebbe già stato aperto, e riguarderebbe il periodo 2009-13. Gli accertamenti richiederanno tempo (si parla di «alcuni mesi») e investiranno tutta la filiera politico-amministrativa che ha gestito la faccenda, a cominciare dal sindaco Pdl Gianni Alemanno. Ma a ritrovarsi ora per le mani la patata bollente è il già traballante Marino. I cui uomini in Campidoglio attribuiscono apertamente allo «zampino del governo», ossia di Matteo Renzi, il nuovo siluro, anticipato dal sito filo-renziano Il Rottamatore . Anche se la pratica per il pasticcio delle integrazioni salariali concesse senza il necessario vincolo alla valutazione della produttività fosse aperta da anni, e tutti ne fossero consapevoli.
Il sindaco riceve i sindacati, sul piede di guerra («Se ci toccano i salari accessori blocchiamo la città»), e fa muro contro il Mef: «Nessun salario dei dipendenti sarà toccato e nessun euro dovrà essere restituito, né ora né mai». Il Comune prepara la resistenza per via legale: «Il Mef non è titolato a chiederci la restituzione». Il ministero conferma di non averla richiesta, ma non smentisce il giudizio sulla «indebita erogazione». E la situazione politica attorno alla giunta è sempre più terremotata. Anche dentro Sel cresce la voglia di staccare la spina, nonostante il partito romano - che esprime il vicesindaco Nieri - tenti di fare argine. «Serve una discontinuità forte», avverte il coordinatore nazionale Nicola Fratoianni. Ieri il sindaco ha incontrato Matteo Orfini, che nel Pd è il solo ancora schierato a suo sostegno, contro l'ipotesi di «passi indietro» fatta dal premier ma anche da molti altri dem, compresa Rosy Bindi. Anche se ieri al sindaco è arrivata la solidarietà di Massimo D'Alema: «O lo si sostiene o si va a elezioni. Indebolire Marino e lasciarlo a se stesso non mi pare una buona soluzione».
Con Orfini c'è stato un incontro «lungo e costruttivo», spiega Marino, durante il quale il presidente del Pd gli ha illustrato i contenuti della famosa «relazione Barca». Sono 27 i circoli del Pd romano, su 110, ritenuti dannosi. Circoli «in cui prevalgono interessi particolari che sovrastano o annullano gli interessi generali o sono arena di scontro di poteri». Per Barca servono «cambi strutturali radicali»: «Ho molto apprezzato il gesto di rispetto e gentilezza istituzionale di informarmi prima che questi cambiamenti avvengano la prossima settimana» dice il sindaco. Ma i movimenti del Pd attorno a lui continuano: circola l'ipotesi di dimissioni dell'assessore Improta, renziano di ferro, dopo l'inaugurazione della metro C la prossima settimana. Dimissioni che porterebbero a un rimpasto, con Improta riconfermato ma come vicesindaco, e con Marino «commissariato».
E la settimana prossima dovrebbe anche arrivare il commissariamento del Giubileo (e dei fondi, 500 milioni) che Renzi si prepara ad affidare al prefetto Gabrielli, che sta anche preparando la relazione su Mafia Capitale, sulla base dell'ispezione prefettizia sugli atti del
Comune. Un «documento esplosivo», anticipava ieri il Sole24Ore , che conterrebbe «evidenze pesantissime» sulle commistioni affaristiche attorno agli appalti in materia ambientale e sociale. L'ora dello show down si avvicina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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