Roma Chi si ferma, abbagliato da giornali, risiko e lustrini, è perduto. Le vacche sono magre, la lente ingannevole del Rosatellum non ingrassa. Ora che anche al Nazareno se ne sono accorti, è cominciata la grande fuga verso i pochi posti a sedere che si guadagneranno in Emilia e Toscana, nelle Marche e in Umbria. Qualcosina nel Lazio. Il resto è noia, cioè quota proporzionale.
Il Pd è nel totale marasma, i territori sono inferociti per gli stormi di «paracadutati», le minoranze per il mancato rispetto degli assetti congressuali (il 20% a Orlando, l'11 a Emiliano; «se li sognano» dicono nel quartier generale renziano). Gli orlandiani, passando di riunione in riunione, aspettano la direzione di domani per sommare la propria protesta a quella di Emiliano, che chiedeva tre posti «sicuri» in Puglia. Recriminano: «Non si fanno così le liste, con l'uomo solo al comando che non dialoga con nessuno...».
Il problema è però di aritmetica elementare: 399 non è divisibile per 140-170. Le generose cadreghe ottenute alle Politiche 2013, anche se andasse benino alle prossime, saranno meno della metà. Come accontentare tutti, considerato che, per esempio, al Sud e al Nord in pratica non c'è più un seggio «sicuro» per i dem? Il tornado che si sta abbatte sul Nazareno non risparmia neppure i fratelli coltelli separati di Liberi e Uguali: verranno decimati e, per di più, incolpati della decimazione degli ex compagni. La mappa delle probabili candidature, a 5 giorni dal gong, è perciò caleidoscopio nel quale non mancano bizzarrie, curiosità e divertissement. Ma c'è minga da stare allegri.
METROPOLI ADDIO Saranno vetrine per qualche «big», ma nel Pd sono (quasi) tutti fuggiti verso le campagne. Per quel che conta l'uninominale, cioè poco, a Milano città si profila una sfida emozionante: Laura Boldrini vuole sfidare nella sua tana Salvini, ma si troverà di fronte anche il terzo incomodo di Emma Bonino (il vicesegretario Martina sarebbe dirottato a Bergamo). A Roma, il premier Gentiloni è sfidato dal braccio destro di Grasso, Rossella Muroni, ex presidente Legambiente. Si troveranno contro, però, Giorgia Meloni. A Napoli, Leu ha rinunciato a Bassolino, De Cristofaro e Scotto si presenteranno evitando lo scontro diretto con Paolo Siani, fratello di Giancarlo, presentato dal Pd al Vomero. Potrebbe spuntare a sorpresa Anna Falcone, avvocato anti-renziano e già leader movimentista. A Bologna, dopo l'incazzatura che gli ha restituito il posto, l'indipendente nel Pd Pierferdinando Casini se la vedrà con l'ex governatore Vasco Errani, punta di diamante di Leu. Bersani, all'uninominale Camera, se la vedrà con Carla Cantone, leader della Cgil pensionati. A Firenze-Scandicci il rifugio del peccatore Matteo Renzi, cui Leu opporrà un (quasi) Carneade, Paolo Fontanelli.
PROVINCIA FELIX Chi doveva proteggersi è uscito fuori dalle infide metropoli, verso aria di casa. Franceschini a Ferrara, Delrio a Reggio Emilia, Pinotti a Genova, Orlando a Spezia. Altri motivi non sempre commendevoli hanno spinto per Minniti a Pesaro-Urbino e soprattutto per Padoan a Siena. Sul fronte-Leu, D'Alema a Lecce (affrontato da un'altra sindacalista pd, Teresa Bellanova); Roberto Speranza a Potenza (dove ci dovrebbe essere uno dei Pittella, probabilmente Gianni, a contrastarlo). Dulcis in fundo, la Boschi a Bolzano contro Biancofiore, però blindata dai voti Svp.
VOLARE OH OH Paracaduti nel proporzionale come se piovesse, ovunque. Sia per i candidati nell'uninominale che si è detto, sia per gli altri. Nel Pd: Fassino in Emilia, la ministra Fedeli in Toscana, De Vincenti in Campania. Gennaro Migliore, amato da Renzi ma non a Napoli, espatrierà da qualche parte.
In Leu: Grasso che non ha deciso ancora il collegio uninominale, in Sicilia e Lombardia, Bartolo in Lombardia, Zoggia Veneto, Cofferati Liguria, Fratoianni Piemonte, Epifani Campania, Stumpo Calabria, Bubbico in Basilicata. Si salvi chi può.
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