Renzi commissaria Marino con la scusa del Giubileo

I pieni poteri al prefetto Gabrielli sono un'assicurazione sul futuro della Capitale. Il sindaco non ci sta, la Bindi lo difende: «Estraneo»

RomaDietro la questione del «commissario per il Giubileo», su cui ieri è esplosa la polemica attorno al sindaco Ignazio Marino, si nasconde una partita ben più ampia: quella sul destino della Capitale.

Il commissario chiamato a gestire l'Anno Santo straordinario (individuato nel prefetto di Roma Franco Gabrielli), potrebbe infatti essere solo il primo passo verso il commissariamento dell'intero Comune. O almeno questo è ciò per cui preme una parte del Pd e del governo. Ed è ciò che teme il primo cittadino della Capitale, che infatti ha fatto fuoco e fiamme per sbarrare il passo al decreto, che già giovedì Renzi avrebbe voluto varare. Le resistenze del sindaco e le divisioni interne allo stesso governo sulla portata del decreto hanno portato a una frenata. Ma la settimana prossima il dossier tornerà sul tavolo del Consiglio dei ministri, e Renzi è deciso a sbloccare la questione. Marino e i suoi sostenitori puntano ad una versione più soft , che istituisca un coordinamento guidato dal prefetto ma senza togliere poteri decisionali alla macchina comunale. Il premier si sarebbe invece convinto che la strada migliore è quella di dare pieni poteri in capo ad un commissario esterno all'amministrazione, e l'ipotesi è sostenuta anche da molti ministri, in testa il romano Paolo Gentiloni. Che di Giubileo si intende non poco, avendo gestito con successo insieme al sindaco Rutelli, allora commissario straordinario, l'Anno Santo del 2000. Del resto, sottolineano in molti nel Pd e nel governo, «il problema non è tanto Marino, quanto la squadra e la macchina comunale», che in questo momento non è in grado di far fronte alle necessità di una simile impresa e di gestire gli appalti.

Ieri Marino - al cui fianco si è schierata anche Rosy Bindi, affermando che «non può essere confuso con le vicende di Mafia Capitale» - era in missione a Londra, ma nel pomeriggio il suo ufficio stampa ha messo a punto un comunicato congiunto insieme allo staff del prefetto Gabrielli, per smentire le voci di contrasto e ribadire «la ferma intenzione di lavorare assieme per la migliore riuscita del Giubileo». Un segnale del fatto che il sindaco si sta probabilmente rassegnando alla nomina del commissario.

Resta però la questione più generale: per ora infatti Renzi e i suoi fanno quadrato sul sindaco Marino e sulla sua funzione di «argine al malaffare» politico-affaristico che emerge dalle carte dell'inchiesta su Mafia Capitale. Ma il premier sa che la situazione è estremamente scivolosa e che dalle carte dell'inchiesta continuerà a sgocciolare fango su Roma. Una parte del governo e del Pd preme perché si convinca Marino al passo indietro (impresa già durissima) e si vari il commissariamento della città: un anno di gestione straordinaria, affidata a Gabrielli, e poi il voto anticipato. «A quel punto, se il prefetto facesse bene, potrebbe essere lui il candidato e spuntarla pure», dicono.

E il governo si toglierebbe una bella ipoteca dal capo. Ma a Renzi l'idea di aggiungere anche la Roma di Mafia Capitale alla girandola di grandi città che andranno al voto nel 2016 non piace. Per ora: «Vedrete che si convincerà», assicura un parlamentare romano.

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