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Renzi copre d'oro la Sicilia: niente soldi al Veneto ferito

Dal governo mezzo miliardo per sanare i buchi di bilancio di Palermo, appena 2 milioni per i danni del tornado. Zaia: "Elemosina vergognosa"

Il presidente Luca Zaia visita le zone colpite dalla tromba d'aria in povincia di Venezia
Il presidente Luca Zaia visita le zone colpite dalla tromba d'aria in povincia di Venezia

A fronte di un morto, 86 feriti, 450 sfollati, 150 case (e scuole, e ville storiche) distrutte, altre 350 danneggiate, 200 auto da buttare e 50 tra negozi e aziende danneggiate dal tornado, il governo ha stanziato per il Veneto 2 milioni di euro. Altri ne ha promessi, ma gli unici fondi veri finora sono quelli, meno cioè di quelli (6 milioni) stanziati in poche ore dallo stesso Veneto con una variazione d'emergenza al bilancio regionale. «Briciole», «elemosina» protestano le istituzioni venete, anche perché nel frattempo assistono ad un (altro) mega-assegno staccato da Roma per rattoppare le voragini nei conti della Regione Sicilia: una botta da mezzo miliardo di euro, diviso in diversi pacchetti regalo (200 milioni come riconoscimento delle mancate entrate Irpef, 150 come sconto sul disavanzo regionale, eccetera), a cui aggiungere poi un emendamento pronto in commissione Bilancio del Senato per stabilizzare (leggi: assumere) i precari siciliani. Altri 90 milioni di euro.

Dalle parti venete il sospetto è più di un sospetto: «È evidente che il governo ha un pregiudizio politico verso il Veneto, dopo la batosta presa qui alle regionali hanno capito che non c'è trippa per gatti per il Pd e preferiscono preparare la campagna elettorale in Sicilia» commenta il presidente del consiglio regionale veneto, il leghista (di stretta osservanza «zaiana») Roberto Ciambetti. Il premier Renzi aveva promesso una visita personale ai comuni tra Mira e Dolo devastati dalla tromba d'aria dello scorso 8 luglio, ma poi ha avuto altre priorità (la crisi greca, le missioni in Israele e Palestina), mentre il ministro Delrio è arrivato solo due settimane dopo l'accaduto, approfittando del viaggio a Venezia per il cantiere Mose. I sindaci quantificano in 200 milioni il danno subito da aziende, il governo ha avviato una verifica di congruità su 91,4 milioni per finanziare la ricostruzione, ma il via libera è ancora atteso. «Quella che ha colpito la Riviera del Brenta è una vera e propria catastrofe - tuona il governatore Luca Zaia -, per cui sarò lì mercoledì ed è fondamentale: dobbiamo avere i soldi sopra al tavolo, ne ho parlato anche col prefetto Gabrielli e il ministro Delrio». Lo strumento alternativo, se da Roma non si sbloccheranno i fondi, sarebbe una vera beffa per i contribuenti veneti, che già lasciano ogni anno allo Stato italiano circa 20 miliardi di «residuo fiscale» (la differenza tra quanto una regione versa allo Stato e quando ne riceve). «Se fossimo in difficoltà - prosegue Zaia, ieri in visita nelle zone colpite dal tornado -, l'unica soluzione potrebbe essere una tassa di scopo, come l'accisa di 5 centesimi sulla benzina, che è una facoltà che la legge mi attribuisce, ma prima vorrei una risposta da parte del governo. Se non abbiamo un provvedimento nel giro di un paio di settimane la partita è persa. Sarebbe una sconfitta dover applicare una tassa di scopo». Mentre la Sicilia incassa altri aiuti generosi da Roma. Il presidente veneto su questo perde le staffe: «Sono amareggiato e disgustato, 500 milioni alla Sicilia per tappare il vergognoso profondo rosso, contro 2 miseri milioni di elemosina a noi, senza alcuna garanzia di poterne avere altri. Un vero e proprio insulto per gente come i veneti, che fa sacrifici, paga le tasse, si rimbocca le maniche per rialzarsi dalle calamità». In Veneto, ricorda Cimbetti, c'è una delle quote più alte di pagamento del canone Rai. «Eppure non c'è stato un solo tg nazionale che abbia raccontato i disastri subiti dal Veneto, mentre fanno servizi per una mareggiata a Ostia. È indubbio: in Italia c'è una questione veneta».

A meno finché lì non vincerà la Moretti.

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