Renzi fa il duro sulle banche Tutte, tranne il Montepaschi

Il premier si lamenta delle mancate "azioni di responsabilità" ma anche il Tesoro, azionista a Siena, non le ha votate

Renzi fa il duro sulle banche Tutte, tranne il Montepaschi

«Noi siamo stati molto corretti, duri e severi con tutti, tant'è vero che ci sono stati commissariamenti e azioni di responsabilità, a partire da Banca Etruria», e «mi piacerebbe anche qualche azione di responsabilità in qualche altra banca, dove qualcuno ha fatto sparire soldi nel silenzio dei commentatori e della grande stampa. Ogni riferimento a vicende venete è voluto e intenzionale». Così parlò Matteo Renzi, intervistato ieri in diretta radiofonica da Rtl 102,5. Una linea dura, inflessibile, quella ostentata dal premier anche perché il curriculum della squadra di Palazzo Chigi deve levarsi la macchia «aretina» del conflitto di interessi con la famiglia di un suo ministro e ha sempre addosso gli occhi della Bce.

Di certo Francoforte non avrà gradito l'esito dell'assemblea della popolare vicentina dello scorso 26 marzo che ha respinto l'azione di responsabilità verso la vecchia gestione dell'istituto veneto: bastava il 10% per far passare il provvedimento e invece solo il 38,05% dei presenti aveva votato sì contro il 18,6% dei no e soprattutto il 43,3% degli astenuti. Giusto, dunque, alzare la voce. Ma non sempre le cose sono così lineari.

Perché il 14 aprile scorso l'assemblea dei soci del Monte dei Paschi ha respinto con il 99,9% del capitale presente la richiesta di azione di responsabilità nei confronti dell'ex presidente Alessandro Profumo e dell'ad Fabrizio Viola, avanzata da Giuseppe Bivona della società di consulenza Bluebell Partners, che giudicava non corretti i bilanci approvati negli anni scorsi perché contenevano la contabilizzazione a «saldi aperti» del derivato Alexandria, mentre a dicembre la Consob li aveva fatti ricontabilizzare «a saldi chiusi» dopo la conclusione delle indagini da parte della Procura di Milano. Ebbene in quell'assemblea era presente anche il Tesoro con il 4% del Monte, che potrebbe presto salire fino al 7% se accetterà d'incassare l'ultima tranche d'interessi 2015 relativa ai vecchi Monti bond ormai rimborsati. E chi spunterebbe fra i soci contrari all'azione di responsabilità? Secondo Bivona lo stesso Tesoro: «Uso il condizionale perché non ho ancora preso visione dei verbali, ma se la matematica non è un'opinione considerando che la mia mozione è stata bocciata dal 99,9% dei presenti (il assemblea era intervenuto il 30% del capitale), è pacifico che il Tesoro non abbia votato l'azione di responsabilità», commenta Bivona al Giornale.

Ma il punto è anche un altro: «Proprio per sensibilizzare il governo, prima dell'assemblea di Mps mi ero premurato di preannunciare il tema dell'azione di responsabilità sia al Presidente del Consiglio che al Ministro Padoan», aggiunge Bivona che l'11 aprile ha in effetti scritto a Renzi e a Padoan chiedendo di proporre ai soci l'azione di responsabilità perché «Mps rappresenta un test cruciale per la credibilità del governo sulla reale volontà di perseguire il cambiamento nell'interesse della trasparenza e del mercato», si legge nella lettera. Certo, non si può paragonare la gestione di Viola e Profumo in Mps a quella della Popolare di Vicenza nell'era del presidente Gianni Zonin. Ma si è comunque trattato di un tema sollevato in assemblea nell'interesse del mercato e della banca. Esattamente come chiede oggi Renzi.

Ieri, intanto alla voce del premier in radio si è aggiunta quella del ministro dell'Economia in Senato.

Durante un'audizione Padoan ha ripercorso le fasi della crisi scoppiata nel 2008: «Il sistema bancario italiano risente più di altri della contrazione dell'attività economica» ma beneficerà dell'intervento del fondo Atlante che «è complementare» con le riforme del sistema bancario avviate dal governo tese a incrementare «efficienza e trasparenza». Anche a Siena?

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