nostra inviata a Torino
«Vorrei mandare un grande abbraccio ad una persona che vive un momento di vera difficoltà, dopo aver saputo di essere indagata». Matteo Renzi fa una pausa, la platea del Lingotto, arroventato per il clima primaverile e per la ressa («tecnicamente, c'è un botto di gente», constata l'ex premier), trattiene il fiato e si interroga: vorrà parlare del babbo Tiziano, del compagno e braccio destro Luca Lotti, del pasticciato caso Consip? Macché: «Vorrei mandare un grande abbraccio di solidarietà a Virginia Raggi, che è stata indagata: perché noi, a differenza di altri, siamo garantisti per tutti e non solo per i nostri». C'è chi ride, c'è chi applaude, c'è chi rimane interdetto. Renzi ci scherza su: «Ci siete rimasti male? Chissà per chi pensavate che fosse l'abbraccio».
La linea anti-giustizialista (perché «la giustizia è cosa ben diversa dal giustizialismo») è quella che Renzi ha sempre ribadito, non chiedendo mai gogne o dimissioni per chi è stato coinvolto in inchieste e vicende giudiziarie, difendendo De Luca o Stefano Graziano, la Raggi o Verdini. Con alcune eccezioni che i critici gli rimproverano come incoerenze, come il caso Cancellieri o le dimissioni di Maurizio Lupi, mai pubblicamente chieste ma privatamente auspicate e subito accettate, cedendo al polverone, poi svanito nel nulla, sul ministro.
Dunque non è una conversione garantista dell'ultim'ora, quella di Renzi. Ma certo il caso che tocca direttamente il renzismo, fin nei suoi legami familiari, alimenta un'ondata antigiustizialista dentro un partito che fino a pochi anni fa non conosceva questi sentimenti. «La verità - dice un quadro locale del Pd del Lazio - è che ci sono cose che non abbiamo capito per anni, forse perché ci faceva comodo. Oggi comprendiamo che in realtà anche Berlusconi spesso aveva ragione, nella sua critica ai magistrati che fanno politica e non giustizia: ora che tentano di abbattere noi ce ne accorgiamo». Qualcosa di profondo sta cambiando su questo crinale, nella base Pd, e lo si capisce dal calore appassionato con cui è stata accolta una garantista di lungo corso come la radicale Emma Bonino, o la severa invettiva anti-giustizialista contro «la repubblica delle procure» di Biagio De Giovanni. E Renzi gli dà voce: «Un cittadino è innocente fino a condanna - dice - non diventa colpevole solo perché ha ricevuto un avviso di garanzia. I processi li fanno i tribunali, non i commentatori dei giornali, e si basano sugli articoli del Codice e non su quelli della stampa». E alludendo al caso Consip, al M5S dice: «In questi giorni e settimane sono state dette parole infami contro di noi. Cari Di Maio e Di Battista, vi sfido a rinunciare all'immunità e a venire in tribunale. Vedremo chi ha ragione e chi torto».
Davanti ai 5mila (molti giovani) convenuti al Lingotto, si celebra la grande alleanza tra Pd renziano e governo gentiloniano, con il premier sorridente abbracciato al leader sul palco:
«Benvenuto a casa, Paolo», dice Matteo. E non si concede nulla o quasi a future alleanze di sinistra con Pisapia o chi per lui: «La sinistra è già qui, siamo noi. E la nostra prima alleanza è coi cittadini che credono in noi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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