Compleanno in famiglia per il segretario del Pd: oggi a Firenze, per festeggiare i 43 anni. E il primo ringraziamento va alla moglie: «Agnese ha fatto un capolavoro nel tenere al riparo i miei figli dalla campagna elettorale, che in casa Renzi da anni è una costante». Non riceverà gli auguri di Berlusconi: «Non gli farebbe piacere, viste le cose che dice dei miei governi», ironizza il Cavaliere.
Del resto, una delle prime preoccupazioni di Matteo Renzi in questa campagna elettorale è quella di allontanare da sé il sospetto di puntare a larghe intese post voto: «Voglio dire ai cittadini che più voteranno centrosinistra e Partito democratico più lo spettro, il rischio, della grande coalizione non ci sarà», insiste. Del resto, aggiunge, «Berlusconi molla Salvini e si allea con noi? Questa non è fantapolitica, è Beautiful. Noi con D'Alema abbiamo rotto, perché litigavamo tutti i giorni, questa è serietà. Chi vuol votare D'Alema non vota Pd». Poi torna ad attaccare il leader di Forza Italia: «Mi chiedo come possa Berlusconi negare la realtà dei fatti: per anni si è scritto che è pericoloso per la democrazia. Io non l'ho mai detto. Ma se si guardano i risultati si vede come abbia provocato crisi pazzesche: Berlusconi ha fallito alla prova del governo».
A sera, intervistato a Porta a Porta, accetta la sfida del conduttore Bruno Vespa che invoca una «moratoria» delle promesse elettorali dei politici: «Io me la sento di prendere questo impegno, ma confrontiamoci con gli altri», e accusa: «Il reddito di cittadinanza dei grillini costa circa 100 miliardi. Dove li prendono? Così saltano le coperture e la dignità di un Paese che si è fondato sulla fatica di chi lo ha creato». Quanto a Berlusconi, «non bada a spese quando si tratta di promettere: se si calcola la Flat tax, le pensioni a mille euro, il reddito di dignità, le dentiere e quello che vogliono fare con la legge Fornero, che non si è capito, sono più di 200 miliardi. Chi paga? Poi ci siamo noi, che non spariamo numeri a caso e indicheremo tutte le coperture delle nostre proposte».
Liquida come «giochi di palazzo» le diatribe sulle alleanze alle regionali, dove Leu di D'Alema e Bersani non sa che pesci prendere. «Noi abbiamo in campo i migliori candidati, e chi vince lo decidono gli elettori», dice a proposito di Lazio e Lombardia. Ma l'attacco più duro è riservato alla strana coppia No Vax Salvini-Grillo: «Esiste un'alleanza non scritta (per ora) tra forze diverse, unite in questo caso dal rifiuto della scienza». E non manca un fendente alla confusa Virginia Raggi: «Se sei un sindaco bravo, ti occupi di rifiuti non di Spelacchio».
Intanto nel Pd il lavoro su liste e candidature è ancora ai prolegomeni, Matteo Renzi ha passato gli ultimi due giorni a parlare con i dirigenti locali del Pd raccogliendo le cosiddette «istanze del territorio», ma per ora si tratta solo di un lavoro istruttorio. A chi gli chiede dove verrà candidato Paolo Gentiloni (di cui tesse le lodi), Renzi replica: «Si candiderà, dove lo decide il presidente del Consiglio. Lo scoprirete il 29 gennaio, quando presenteremo le liste».
Sono molti i pezzi del complicato puzzle che devono andare al proprio posto, anche perché non sono ancora chiari i contorni delle alleanze: i
Radicali di Emma Bonino, ad esempio, sono ancora immersi in una misteriosa discussione interna sul che fare, dalla quale non si sa quando sortiranno, visto che hanno rinviato l'assemblea in cui avrebbero dovuto svelare l'arcano.
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