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Renzi ha fretta di votare e avere mani libere sulle liste

L'ex premier punta alle urne in primavera ancora da leader Pd congelando il congresso fino ad autunno

Renzi ha fretta di votare e avere mani libere sulle liste

Il nuovo slogan è «Ripartiamo dall'Italia». Sotto questo titolo si terrà l'Assemblea del Pd di domenica. E a deciderlo è lo stesso Matteo Renzi che torna a frequentare i social network (in questo caso l'annuncio arriva dalla sua pagina di Facebook) dopo l'uscita da Palazzo Chigi. «Abbiamo - scrive - subìto una sconfitta dura nel referendum. E io mi sono dimesso da premier. Domenica discuteremo di molte cose, in modo trasparente e chiaro, come deve fare chi ama la politica e crede nel servizio per il bene comune».

Di sicuro si discuterà dell'altro referendum quello sui punti del Jobs Act che la Cgil vuole far abrogare e che sul quale la Consulta si pronuncerà il prossimo 11 gennaio. E poi ovviamente dell'ultima sconfitta e delle nuove battaglie da affrontare. Tanto da incalzare addirittura gli internauti a affrontare un dialogo costruttivo proprio sulle prospettive future. «Abbiamo a lungo discusso dei mille giorni del nostro governo - scrive -. Ma ditemi voi: quale scelta vi ha colpito di più in positivo e quale vi è sembrato l'errore più grande di questi tre anni? Delle tante riforme dalla scuola al lavoro, dal sociale ai diritti, dall'Expo alle tasse cosa cambiereste? E soprattutto qual è la priorità secondo voi per i prossimi mille giorni? Perché la politica non è mai Amarcord, ma sempre paziente costruzione di futuro».

Già la gaffe del ministro del Lavoro Giuliano Poletti tradisce quella che è la volontà dei renziani: far slittare questa consultazione sine die magari sfruttando la scusa delle elezioni anticipate già in primavera, come spera l'ex premier Matteo Renzi, che sul Jobs Act proprio non vuole bissare la figuraccia fatta il 4 dicembre scorso. Insomma dietro le parole di Poletti potrebbe esserci la volontà di Renzi di evitare nuovi trappoloni e di arrivare il prima possibile al voto. Anzi per l'occasione l'ex premier è anche disposto a lasciare il Congresso del Pd alla sua data naturale (vale a dire il prossimo autunno) in modo da avere mano libera - in caso di elezioni - per preparare le liste elettorali con agio e senza troppi condizionamenti. Mentre la minoranza, per lo stesso motivo, vuole anticipare il congresso (voci accreditate lo danno per certo il prossimo 5 marzo).

Gli sforzi del Giglio Magico sembrerebbero quindi concentrati alla rifinitura delle alleanze necessarie per le cosiddette primarie di coalizione. Unico passaggio necessario prima del voto di primavera. Ecco perché è più utile andare a stringere accordi con chi ha accettato di sposare le ragioni del Sì. Come la corrente di Cuperlo, ad esempio, o come il nuovo soggetto politico di sinistra unitaria che fa idealmente capo a Giuliano Pisapia. Un'altra arma nelle disponibilità di Renzi è poi il cosiddetto ricatto morale del nuovo soggetto politico. Quello che nascerebbe da un'eventuale uscita proprio dei renziani dal Pd. Secondo i sondaggi di Ipr e Teché, resi pubblici in una delle ultime puntate di Porta a porta, il partito di Renzi può attestarsi tra il 21 e il 19%. Conquistando praticamente il doppio dei voti del Pd orfano del suo ultimo segretario. Numeri che farebbero rabbrividire chiunque e che consentono a Renzi ampi margini di manovra. L'ex premier ha però un nuovo nemico proprio nella classe parlamentare.

Ad eccezione dei grillini, quasi tutti i nuovi deputati e senatori non vedono di buon occhio le elezioni anticipate. Se si tornasse a votare entro giugno, non riuscirebbero a ottenere il diritto al vitalizio che per loro scatterebbe a settembre. Renzi, però, sa che questa eventualità offrirebbe alle forze populiste ulteriori crediti.

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