Leggi il settimanale

Renzi è in imbarazzo e fa la voce grossa Ma vuol evitare il voto

Il premier: «Chi vìola le regole deve pagare». Il suo grande timore però è che Roma venga commissariata e poi conquistata dai grillini

«Chi viola le regole deve pagare», dice Matteo Renzi. «Chi si è fatto corrompere sparisca dalla vita politica», incalza Matteo Orfini.

La nuova ondata di arresti per la cosiddetta Mafia Capitale era nell'aria e non sembra prendere di sorpresa i vertici del Pd, che proprio con Orfini sono stati impegnati nei mesi scorsi a commissariare la realtà del Pd romano, rivelatosi un verminaio in cui molti operavano in combutta con il centrodestra per attingere alla pubblica mangiatoia. Del resto uno di due nuovi esponenti democrat finiti nell'inchiesta, l'ex presidente del Municipio di Ostia Andrea Tassone, è stato messo alla porta qualche mese fa proprio da Orfini, al grido di «a Ostia c'è la mafia». Il Municipio è stato commissariato a marzo dal sindaco Marino, che ci ha spedito l'ex magistrato e assessore alla Legalità, Alfonso Sabella. La retata di ieri, assicurano i ben informati, era pronta da tempo e sarebbe stata congelata per evitare interferenze con la campagna elettorale.

Di certo però Renzi si sarebbe volentieri risparmiato la nuova bomba giudiziaria, scoppiata mentre ancora non si è chiuso lo scontro interno al Pd sull'elezione di De Luca in Campania e sulla famosa black list della Bindi, e mentre sta per aprirsi la querelle sull'applicazione della legge Severino al neo-governatore. Con l'immagine del suo partito inevitabilmente segnata dal moltiplicarsi delle inchieste. «Nel Pd romano c'è stata una guerra per bande, e negli scorsi anni abbiamo avuto il torto di non essercene accorti», ammette il presidente del Pd. Una frase che riecheggia quanto disse a fine 2012 Marianna Madia, oggi ministro ma all'epoca candidata alle primarie dei parlamentari volute dal segretario Bersani. Alla vigilia delle elezioni politiche del 2013, Madia dichiarò: «Facendo le primarie a Roma ho visto delle vere e proprie associazioni a delinquere».

Filiere di potere che fanno capo alle precedenti gestioni del partito (non a caso proprio a Roma Renzi registrò uno dei peggiori risultati, nelle primarie contro Bersani), ma la cui implosione sotto i colpi delle inchieste tocca all'attuale segretario gestire. E la parola d'ordine, al Nazareno, è in queste ore una sola: blindare il sindaco Ignazio Marino. Lo scioglimento del comune di Roma è un'ipotesi che Orfini non prende «nemmeno in considerazione: non ce ne sono le condizioni e significherebbe andare incontro alle istanze della criminalità organizzata». Le amministrazioni di Marino e di Zingaretti (Regione Lazio) sono «baluardi di legalità», dice il presidente Pd, e «quanto sta accadendo è anche dovuto alle loro denunce e delle azioni che loro hanno messo in campo».

La convinzione, al Nazareno, è che se si andasse in questo clima allo scioglimento del Comune, e a nuove elezioni, la catastrofe politica sarebbe assicurata. E non ci sarebbe candidato che tenga, né a sinistra né a destra o al centro: la capitale rischierebbe di finire nelle mani del primo grillino che passa. Con contraccolpi ben immaginabili a livello nazionale. Anche di questo si è parlato, nella lunga riunione tenutasi ieri pomeriggio nella sede nazionale del Pd, con Orfini, i vicesegretari Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani, Marino e Zingaretti. Al termine, Orfini ha affrontato i giornalisti in una conferenza stampa: «Qualcuno nel nostro partito ha ceduto e dovrà pagare il suo debito con la giustizia, non è degno di stare nel Pd», dice.

E poi butta lì un richiamo ai servizi segreti: «È curioso che una persona come Carminati abbia potuto costruire un sistema criminale di tale entità. Chiederò al Copasir di occuparsene per capire come i servizi segreti non si siano accorti di cosa stesse facendo».

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica