Renzi lancia il Patto del tortellino "Così cambieremo l'Italia e l'Ue"

Il premier alla Festa dell’Unità incontra i leader della sinistra europea. E promette una raffica di riforme per cambiare Ue e Italia. Laddove non farà danni, finirà tutto a tortellini e vino

Renzi lancia il Patto del tortellino "Così cambieremo l'Italia e l'Ue"

Nonostante il clima estivo Matteo Renzi porta i leader socialisti europei a pranzo al tradizionale ristorante Bertoldo per gustare un vero must della cucina bolognese: i tortellini in brodo. Nasce così il "Patto del tortellino", un asse per imprimere all'Unione europea una sferzata a sinistra. Dal mercato del lavoro all'emergenza immigrazione, dalle riforme strutturali al piano per la crescita: il libro dei sogni degli eurodem non conosce limiti. "Siamo un partito che è visto come una speranza in tutta Europa - tuona il premier dal palco della Festa dell'Unità di Bologna - è un risultato che deve lasciarci i brividi e darci responsabilità". Ma le ricette del premier sono i soliti slogan progressisti che, laddove non faranno danni, finiranno a tortellini e vino.

Manuel Valls, Pedro Sanchez, Hakim Post e Diederik Samson, attovagliati insieme ai ministri Madia, Pinotti e Mogherini, al sottosegretario Sandro Gozi, al vicesegretario del Pd Debora Serracchiani e al presidente del partito Matteo Orfini, hanno aperto le danze con un antipasto di salumi: pancetta, crudo 24 mesi, parmigiano reggiano e ciccioli. Sono, quindi, passati ai tortellini in brodo. E hanno concluso con una grigliata mista. Il tutto innaffiato dal vino rosso locale. Insomma, un menu che più emiliano non si può. E, mentre i volontari dei circoli piddì che gestiscono i ristoranti della Festa dell'Unità servivano un piatto dietro l'altro, Renzi giù a farsi bello del 40,8% incassato alle europee. Una percentuale che lo fa sentire onnipotente, tanto da promettere di cambiare tutto. La macchina pubblica, le politiche migratorie, la scuola, la politica, l'Italia intera. E l'Europa, pure. "Siamo il partito più votato in Europa - ha detto - un partito che rappresenta una speranza in Europa dopo che gli italiani ci hanno chiesto di rscrivere la storia e una pagina di futuro di questo Paese. O l’Italia la cambiamo noi o non lo fa nessuno".

Nel discorso conclusivo della Festa dell'Unità, Renzi ha replicato né più né meno gli annunci a cui ci ha abituati da quando siede a Palazzo Chigi. Un elenco a trecentosessanta gradi con uno sguardo al mondo della finanza riunito a Cernobbio ("Non accettiamo lezioni da certi tecnici cresciuti all'ombra della Prima Repubblica") e uno alla pila di riforme promesse a Bruxelles e incartate in parlamento. Si è dato mille giorni per farle. Perché fino al 2017 non ha alcuna intenzione di mollare. E così, dopo aver difeso (per l'ennesima volta) il bonus di 80 euro, è passato a fare un fiume di promesse che difficilmente riuscirà a mantenere. Domani, d'altra parte, riapriranno le Camere. E le battaglie sulla legge elettorale e sulle riforme costituzionali torneranno a essere all'ordine del giorno. "Dimostreremo che la politica sa decidere", ha incalzato Renzi assicurando che non cederà "nemmeno di mezzo millimetro", né a Bruxelles né a Roma. Si vedrà.

"Cambiamo le cose con lo spirito dei nostri nonni e la fantasia dei giovani - ha promesso - in ballo non c’è il mio destino ma il destino del Paese". Purtroppo col destino degli italiani, Renzi ci sta giocando da qualche mese. E i risultati non sono certo dei migliori.

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