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Renzi lascia Conte sulla graticola ma non apre la crisi di governo

Il leader di Iv: "Aspettiamo il Recovery plan da sei mesi, decidetevi". Tensione al vertice sui fondi Ue. Bellanova: esecutivo al capolinea Cdm e resa dei conti a metà settimana prossima

Renzi lascia Conte sulla graticola ma non apre la crisi di governo

Per i renziani è game over per il governo Conte due. È solo questione di giorni. Forse ore. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte resiste nel fortino di Palazzo Chigi. La maggioranza giallorossa è finita in un vicolo cieco. A spingerla nella strada della crisi è Matteo Renzi, leader di Italia viva, che tiene il premier sulla graticola ma non la apre. Il Pd tenta un ultimo sussulto per blindare l'avvocato del popolo: la minaccia del voto. «Le elezioni anticipate sono sempre una possibilità», dice Nicola Zingaretti nella relazione che apre la direzione nazionale convocata in stato permanente. Il vertice di maggioranza, l'ennesimo, sul Recovery non sblocca l'impasse. Renzi va in tv (al programma Stasera Italia) per piazzare un'altra bomba sotto la maggioranza: «Preferisco andare all'opposizione». L'ex premier incalza il governo: «Gli italiani non ne possono più. Prendete una decisione. Sono sei mesi che aspettiamo questo Recovery plan»,attacca nell'intervista a Barbara Palombelli. Le ore che precedono l'incontro tra i capidelegazione, Conte, i ministri Enzo Amendola, Roberto Gualtieri e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro, sono cariche di fibrillazioni. I renziani mettono spalle al muro Conte sul Mes: «Ci spieghi perché rifiutare i soldi del fondo salva-Stati». Il ministro dell'Agricoltura Teresa Bellanova (nel tondo), capo della delegazione Iv, evoca l'epilogo dell'esperienza giallorossa: «Il tempo è finito. Conte dovrebbe prendere atto che questa esperienza è al capolinea». È una batteria che spara cannonate senza sosta. Anche il vertice di maggioranza si trasforma in una girandola di provocazioni e accuse tra renziani e il resto della coalizione di governo. Prima della riunione ufficiale, Iv incontra il ministro Gualtieri. «Su alcune cose - osserva Renzi in un messaggio inviato nella chat dei parlamentari Iv - sono stati fatti passi avanti, su altri no, ma che un giudizio complessivo e finale lo possiamo dare solo quando ci danno il testo finale, non la sintesi. Noi pensiamo all'Italia. Chiediamo solo che non si tiri troppo per le lunghe e che si porti il documento in Cdm prima possibile e che si sciolgano i nodi prima possibile». Italia viva si siede al tavolo ufficiale con 62 osservazioni all'ultima bozza del Recovery. Il premier prova a gettare acqua sul fuoco: «Tutti i contributi delle varie forze politiche sono serviti a migliorare l'attuale bozza di lavoro del Recovery Plan. Non abbiamo potuto accogliere tutte le richieste di ciascuna forza politica, dobbiamo sempre tener conto dell'equilibrio complessivo. Ma ciascuna forza può riconoscere l'incidenza delle proprie proposte nella nuova bozza e apprezzare i significativi passi avanti compiuti». E apre sulla richiesta di un patto di legislatura: «Nei prossimi giorni vi inviterò al confronto per concordare una lista di priorità per la restante parte della legislatura». Apertura non raccolta da Iv. I falchi renziani vanno subito all'attacco su Mes. Il capogruppo al Senato Davide Faraone incalza Conte: «Ci dica se intende attivarlo o no». Rincara il capogruppo alla Camera Maria Elena Boschi che chiama in causa il ministro della Salute Roberto Speranza: «Ma davvero puoi dire che non ti servano i soldi sul Mes». La delegazione renziana chiede al presidente Conte di ricevere il testo completo del Recovery plan: «Si è perso sin troppo tempo. Abbiamo chiesto di iniziare a lavorare a luglio e vi siete svegliati a dicembre. E dal 7 dicembre ci avete riconvocato il 22 dicembre. Noi abbiamo lavorato sempre, anche a Natale. Ora vogliamo il documento finale e su quello diamo valutazione in 24 ore. Non si perda altro tempo», puntualizzano gli uomini del rottamatore. Nel mirino finisce anche il ministro dell'Economia Gualtieri, accusato di aver fatto delle «provocazioni politiche». Il solco tra Conte e Renzi resta.

Il Cdm? A metàsettimana.

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