Renzi obbedisce a Re Giorgio: "L'Italicum? Cambiamolo"

Il capo del governo cerca i consensi della fronda Pd sul referendum: «Discutiamo della legge elettorale»

Renzi obbedisce a Re Giorgio: "L'Italicum? Cambiamolo"

«L'Italicum non piace? E che problema c'è: discutiamone». Matteo Renzi prosegue l'offensiva buonista, e si mostra prontissimo a raccogliere i suggerimenti di Giorgio Napolitano.

«Dovrebbe essere interesse di Renzi promuovere una ricognizione tra le forze parlamentari per capire quale possa essere il terreno di incontro per apportare modifiche alla legge elettorale», aveva detto ieri, in una intervista a Repubblica, l'ex Capo dello Stato. Ed è proprio questa proposta della «ricognizione parlamentare» che il governo ha in mente di far sua e rilanciare, per sminare il percorso verso il cruciale referendum costituzionale d'autunno. Nei prossimi giorni (forse fin dal discorso di stasera, alla manifestazione di chiusura della Festa dell'Unitá a Catania) il premier si impegnerà ad aprire un confronto tra le forze politiche per saggiare le possibili modifiche all'Italicum. «La mia apertura sull'Italicum è vera e sincera», dice il premier ai microfoni di TeleNorba, che lo ha intervistato ieri a Bari, in occasione dell'apertura della Fiera del Levante. «Discutiamone, approfondiamo. Ma facciamo una legge elettorale migliore di questa, perché non accetteremmo mai una legge elettorale peggiore di questa». Quanto ai tempi, Renzi assicura di non dare importanza alla decisione della Consulta, prevista in ottobre: «Anche se dice sì, noi siamo pronti a cambiare l'Italicum se serve. Una legge elettorale si può cambiare in pochi mesi, quello che non si può cambiare è la Costituzione: o la cambi con il referendum o rimane la stessa per 30 anni».

Dunque Renzi è pronto a rinnegare l'Italicum? Basta la sua sfida a «fare una legge migliore di questa» per capire che il premier non disconosce affatto la sua creatura. A cominciare da quello che, per Renzi, resta l'architrave della legge elettorale, ossia il ballottaggio: l'unico sistema, tanto più in tempi di «tripolarismo», per «sapere la notte stessa del voto chi ha vinto», come ha ripetuto mille volte. La sua apertura insomma serve soprattutto a rendere più difficile la vita già grama della minoranza Pd, che cerca di fare dell'Italicum il pretesto per poter schierarsi con Grillo e Berlusconi per il «No» al referendum. Mostrandosi disponibile a cambiarlo, Renzi toglie loro argomenti polemici. In fondo, aprire una «ricognizione» tra le forze politiche non costa molto, tanto più che «né Forza Italia né i Cinque stelle vogliono metter mano alla legge elettorale prima del referendum», come spiega Maria Elena Boschi. Costruire una maggioranza su una legge diversa è impresa assai complicata.

Ma Renzi, se si trovassero i numeri, sarebbe anche disposto ad accettare modelli alternativi, come quello - suggeriscono i suoi - del Provincellum: niente più preferenze ma collegi uninominali di piccole dimensioni, premio di maggioranza e - soprattutto - ballottaggio per determinare lo schieramento vincente. Senza il quale, spiegano i renziani, «l'Italia farebbe la fine della Spagna, senza governo da otto mesi e al voto per la terza volta».

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