Renzi paga il conto a Verdini. Nasce la nuova maggioranza

Il premier nega («Denis non è entrato nella coalizione») ma al Senato il Pd regala tre vicepresidenze al gruppo Ala. Quasi pronto il rimpasto di governo

Renzi paga il conto a Verdini. Nasce la nuova maggioranza

All'indomani del voto sulla riforma costituzionale, a Palazzo Madama si rinnovano le presidenze di commissione, e subito scoppia il «caso Verdini». Il nuovo gruppo Ala, formato dall'ex braccio destro di Berlusconi, conquista, con i voti della maggioranza, tre posti da vicepresidente. E le opposizioni e la minoranza anti-renziana del Pd aprono il fuoco delle polemiche: «Prendiamo atto dell'ingresso di Ala in maggioranza», dice il capogruppo di Forza Italia Paolo Romani. Sulla stessa linea il bersaniano Roberto Speranza: «Renzi ci dica se esiste una nuova maggioranza politica che sostiene il governo», tuona. In caso affermativo, prosegue Speranza, «si apra un dibattito pubblico e in Parlamento». Un altro esponente della minoranza Pd, calatosi nei panni di Hercule Poirot, denuncia le coincidenze: «Queste prove di collaborazione risultano sospette. Ieri il voto sulla riforma, oggi le commissioni». Chiara l'allusione: Verdini e i suoi hanno votato (come sempre nei quattro precedenti passaggi parlamentari) la riforma Boschi, ergo è stato premiato dal governo con tre poltrone. La Lega parla di «mercimonio», i Cinque Stelle di «ricompensa» ad una «stampella» del governo «dopo l'ultima prova di fedeltà di ieri, grazie alla quale il governo è riuscito a portare a casa la riforma costituzionale Boschi».Matteo Renzi, dallo studio di Porta a porta dove ieri sera era ospite, liquida la polemica: «Verdini in maggioranza? No. Tutte le volte che andiamo a votare le riforme ci sono maggioranze un po' diverse, non vedo una grande notizia». Quanto alle commissioni, «faccio fatica ad appassionarmi al dibattito, ma faccio notare che Verdini non ha avuto nessuna presidenza, mentre Forza Italia sì». Il riferimento è ad Altero Matteoli che, con i voti delle opposizioni e di qualche franco tiratore Pd, è riuscito a farsi riconfermare alla guida della commissione Trasporti, in barba al candidato di maggioranza che era un esponente del gruppo Autonomie.La linea ufficiale del Pd è che «in maggioranza è chi vota la fiducia», e quindi non i verdiniani, ma il colpo polemico viene comunque accusato. Si fa notare che i verdiniani hanno diritto, come ogni gruppo, ad una rappresentanza proporzionale negli uffici di presidenza. «Se avessimo rinnovato le commissioni una settimana fa, come era stato deciso, la spiacevole coincidenza col voto sulla riforma si sarebbe evitato. Ma il governo ha voluto così, per tenere la maggioranza sotto pressione sul ddl Boschi», dice un esponente Pd.Intanto il premier si prepara a varare, dopo mesi, il mini-rimpasto del governo. Oggi o al massimo lunedì sarà nominato il nuovo ministro degli Affari regionali, che andrà a Ncd per compensare la perdita delle Infrastrutture. In pole position Enrico Costa. A Palazzo Chigi arriva Tommaso Nannicini, che da sottosegretario guiderà la squadra economica del premier. Al posto di Lapo Pistelli, agli Esteri, andrà Enzo Amendola. E sempre alla Farnesina potrebbe approdare anche Sandro Gozi se - come accreditano alcuni rumor - Renzi volesse riprendersi la delega ai rapporti con la Ue.

Quanto al «consulente» per la cyber security, Marco Carrai, il premier spiega: «E' giusto che ognuno porti i suoi, come in Usa, e noi portiamo i migliori. Se vuole venire con noi ne sarei felice. Ma deve mollare tutto quello che ha e rimetterci, vediamo se accetterà».

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