Roma Dopo i tumulti, le sceneggiate e gli inciampi della maggioranza di giovedì, la riforma «più difficile», come la definisce Matteo Renzi, sembra alla fine incamminata su un binario veloce. Talmente veloce, dice il senatore Pd Francesco Russo, che «avremmo potuto chiudere tutto nel weekend, ma abbiamo scelto di andare alla settimana prossima per fair play ». In conferenza stampa a Palazzo Chigi, il premier conferma: «Penso che si possa completare la prima lettura per la settimana prossima, sarebbe un segnale importante». E mette in conto che, nel successivo esame della Camera, «ci saranno modifiche». Un'apertura rivolta innanzitutto a Sel, e anche alla Lega, che hanno ammorbidito decisamente le posizioni, anche perché «caduti tutti gli emendamenti clou su elettività e numero dei deputati, di armi non ne abbiamo più», spiegano. Su Sel ha contato anche il forte appello anti-ostruzionismo del sindaco di Milano Pisapia.
Entro l'8 agosto, insomma, Renzi incasserà e (facile prevederlo) celebrerà il voto come un primo, grande successo grazie al quale «la politica, che ha il coraggio di superare il corporativismo e cambiare se stessa, avrà l'autorevolezza per chiederlo agli altri soggetti sociali: burocrati, dirigenti, sindacati», l'elenco è lungo. Il ministro Boschi, inviata dal premier a dialogare con le opposizioni sulle modifiche più indolori (numero delle firme per i referendum, immunità), nell'incontro con Sel ha naturalmente chiuso la porta ad ogni ripensamento sull'elettività del Senato ma si è mostrata disponibile sul resto e dopo il weekend ha promesso che farà le sue proposte. La Boschi ha anche ripetutamente cercato i senatori di Cinque Stelle (facendosi persino dare i loro numeri privati dalla capogruppo di Sel Loredana De Petris), che però neppure le hanno risposto al telefono - salvo poi denunciare a gran voce di non essere stati contattati - decisi a restare sulla linea aventiniana dell'opposizione totale alle riforme. «Ostaggi della sindrome del no», li liquida Renzi, «capaci solo di urlare non si può».
«Mi auguro che le aperture del governo e della maggioranza istituzionale, che comprende anche Forza Italia, vengano apprezzate. Così come apprezziamo i toni sentiti nelle ultime ore da alcune opposizioni», manda a dire il premier a Sel. Nel frattempo, Renzi assicura che anche sull'Italicum «è praticamente fatta», grazie ad una serie di modifiche che sarebbero già state discusse sulla linea Roma-Arcore. E che dovrebbero venire incontro a quel «cambiamento profondo dell'impianto» che lo stesso Napolitano aveva assicurato ai suoi interlocutori nelle scorse settimane.
Le modifiche più rilevanti sono, oltre all'ormai scontato 40% per il ballottaggio, l'introduzione delle preferenze (ma con i capilista bloccati) e l'unificazione delle soglie di sbarramento per i partiti, coalizzati o meno, al 5%. Che toglierebbe di mezzo quel vertiginoso sbarramento all'8% che toglieva il sonno a chi (Sel, Ncd e centristi) volesse provare a correre per conto suo.