Il Senato completa il risiko delle nomine, eleggendo quattro vicepresidenti, tre questori e gli otto segretari che compongono l'ufficio di presidenza. E per il Pd scatta l'ora della rabbia ritenendosi sottorappresentato e vittima dell'ingordigia grillina.
I quattro nomi pesanti che escono vittoriosi dopo tre ore di votazione e un lungo spoglio sono quelli di Roberto Calderoli per la Lega che con 164 voti è il più votato (a suo favore 37 voti più della somma dei senatori del centrodestra), Ignazio La Russa per Fratelli d'Italia con 119 voti, Paola Taverna per M5s con 105 voti e l'orlandiana Anna Rossomando per il Pd con 63. I questori sono, invece, il centrista ora nel gruppo di Forza Italia Antonio De Poli, che diventa questore anziano in quanto più votato con 165 preferenze; Paolo Arrigoni della Lega con 130 voti e Laura Bottici, indicata dal M5s, con 115 voti. Il Pd non ottiene il questore perché il candidato Gianni Pittella non va oltre 59 voti.
Nella stessa votazione vengono eletti anche otto segretari d'aula: quattro a M5s, due a Forza Italia e due alla Lega. Sono Paolo Tosato e Tiziana Nisini (Lega), Francesco Giro e Vincenzo Carbone (Forza Italia) e Gianluca Castaldi, Michela Montevecchi, Sergio Puglia e Giuseppe Pisani (M5s). Il Pd resta a bocca asciutta e non ottiene il segretario.
La reazione del Pd è decisamente accesa. «Che in Senato sia stato negata al Pd la possibilità di avere un questore è un fatto gravissimo - dice il neopresidente dei senatori dem Andrea Marcucci -. Per la prima volta nella storia repubblicana l'opposizione parlamentare non avrà accesso al funzionamento della macchina del Senato. Siamo davanti a un fatto senza precedenti. Quale è il concetto di democrazia del M5s e della destra? Facciamo tutto da soli?». Stesso copione da parte di Gianni Pittella che parla di «deriva antidemocratica». In realtà Marcucci prefigura un accordo a tutto campo tra i grillini e il centrodestra che allo stato semplicemente non esiste.
Di certo un'ora e mezza prima dell'inizio delle votazioni i capigruppo M5s Giulia Grillo e Danilo Toninelli si erano incontrati con quelli del Pd. Un faccia a faccia che aveva portato a un parziale nulla di fatto. «Abbiamo offerto loro due vicepresidenze, una alla Camera e una al Senato - spiegavano fonti grilline - in tutta risposta ci hanno detto che volevano anche due questori, un atteggiamento di chiusura e supremazia che fa male al dialogo». «In ogni caso noi seguiremo la strada della responsabilità, daremo comunque una vicepresidenza al Pd ma ci aspettiamo che il Pd voti un nostro senatore questore». I grillini, in sostanza, volevano che il Pd convergesse sulla loro candidata questore, ovvero Laura Bottici, in modo che fosse la più votata e avesse un ruolo di preminenza all'interno del collegio. La richiesta, però, è stata rispedita al mittente.
È chiaro che se questa partita doveva servire a misurare la capacità di dialogo e la temperatura dei rapporti tra forze politiche a pochi giorni dall'inizio delle consultazioni le indicazioni non sono delle migliori. Il patto «istituzionale» Lega-Cinquestelle regge, ma la partita a poker continua a giocarsi al buio con un negoziato che fatica a entrare nel vivo.
A questo punto alla Camera dove si voterà oggi bisognerà capire se si riuscirà a trovare un accordo (il centrodestra punta su Mara Carfagna e sul leghista Raffaele Volpi). In assenza di un accordo Roberto Fico ha già detto che si tornerà in Aula martedì.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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