Proprio mentre per Matteo Renzi sembra riaprirsi il «forno» grillino, almeno sulla riforma Rai, la maggioranza di governo si spacca clamorosamente sulla giustizia.
È successo ieri in commissione alla Camera, dove si stava esaminando la riforma della prescrizione, e dove il governo ha presentato una modifica che porta da dieci a diciotto anni - praticamente raddoppiandoli - i tempi di prescrizione per i reati di corruzione. Sia i centristi di Area popolare sia i socialisti si sono dissociati, votando contro insieme a Forza Italia. «Sembra quasi che il governo voglia cercare di farsi perdonare dai magistrati per avergli fatto lo sgarbo della responsabilità civile», si sfoga un esponente di Ncd.
Fatto sta che la maggioranza non può presentarsi divisa in aula, quando a metà marzo vi approderà il provvedimento, e quindi dopo l'inciampo di ieri si sta tentando una ricucitura: «La maggioranza troverà un accordo, ci si sta già lavorando e sono fiduciosa che si troverà», rassicurava ieri sera il ministro Maria Elena Boschi. Le fa eco il Guardasigilli Andrea Orlando: «Discuteremo, l'iter del provvedimento è solo all'inizio». Ma il ministro sottolinea che deve restare un inasprimento per i reati di corruzione: «Va salvaguardata la specificità della corruzione». Il viceministro Ncd alla Giustizia, Enrico Costa, assicura che «il testo avrà dei correttivi».
Ma la bufera nella maggioranza coincide con uno scambio di segnali di interesse tra Pd e Movimento Cinque Stelle. Nella sua intervista al Corriere della Sera Beppe Grillo lancia un esplicito segnale in direzione del governo: «Su Rai e reddito di cittadinanza dialoghiamo con tutti, anche con il Pd». Un'apertura che, sotto sotto, a Palazzo Chigi si aspettavano: tanto che lo stesso Matteo Renzi, giorni fa, aveva chiesto per vie diplomatiche un incontro col comico con un solo punto all'ordine del giorno, la Rai appunto. L'incontro non c'è stato, ma a stretto giro di posta è arrivata l'intervista di Grillo, che proprio di quello parla.
«Sulla riforma della Rai le posizioni dei grillini e le nostre sono in diversi punti molto vicine, a cominciare dall'estromissione dei partiti dalla governance », spiega il renziano punta di diamante della commissione di Vigilanza, Michele Anzaldi. Dunque il forno grillino potrebbe essere assai utile al premier per mandare avanti in modo spedito un'operazione, quella di ridisegno della tv pubblica, che troverà in Parlamento grandi resistenze: l'idea di Renzi, di cui si è già discusso nel «tavolo di lavoro» coi parlamentari convocato dal premier venerdì scorso al Nazareno, è quella di trovare in fretta i capisaldi di uno schema di riforma (già oggi si terrà un'apposita riunione dei membri Pd della vigilanza) su cui trattare con gli M5S per un iter rapido, entro l'estate. Se poi alla fine i grillini facessero il loro solito gioco e mandassero tutto all'aria, il premier avrà a quel punto un ottimo argomento per fare la riforma per decreto, ipotesi accantonata per lasciare la parola al Parlamento. Ieri dunque il premier e i suoi hanno accolto con cauta disponibilità le avance di Grillo, attenti a vedere le carte prima di aprire la trattativa vera. Più impulsivo il capogruppo Roberto Speranza, che ha ironizzato sulla «inversione di rotta» del comico, suscitando una piccata reazione grillina: «Se mai è il Pd che deve cambiare rotta».
La minoranza Pd intanto guarda al disgelo del comico con la segreta speranza di riuscire ad attirarlo in un fronte comune contro la legge elettorale, per mandare in soffitta l'Italicum. «Ma si illudono - assicura un dirigente renziano - sulla legge elettorale il premier non consentirà blitz a nessuno. Chi cerca di farla saltare rischia di far saltare la legislatura».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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