
La manovra è giusta. Semmai è l'Europa a latitare sulla questione dei migranti. Quindi: procedure di infrazione sì, ma per i Paesi che non hanno fatto la relocation dei migranti. Non contro l'Italia che non rispetta gli accordi sui conti pubblici: «La manovra fissa il deficit al 2,3%, il più basso da anni».
Matteo Renzi non abbassa i toni contro l'Europa. La Commissione Ue non può vidimare la legge di Bilancio con un deficit che sfora i limiti e non corrisponde nemmeno alle ipotesi di compromesso trovate dal ministero dell'Economia e Bruxelles. Ma ai cauti segnali di pacificazione arrivati dai commissari europei nei giorni scorsi, ieri il premier italiano ha fatto corrispondere un attacco frontale.
La manovra «rispetta totalmente le regole europee. Poi se la Ue vuole darci suggerimenti ascolteremo». Arriverà una procedura di infrazione? Solo «quella che la Ue deve fare ai Paesi che hanno promesso di fare la ricollocazione dei migranti e non hanno mantenuto la promessa». Si dovrebbe semmai aprire una «procedura di ringraziamento» nei confronti dell'Italia.
Il fatto è che ieri sera sulla «finanziaria» non c'era ancora nessuna certezza, nemmeno sulla scadenza di oggi, data ultima per consegnare la legge di Bilancio al Parlamento, che martedì lo stesso ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan aveva confermato. Ieri, a cinque giorni dall'approvazione da parte del Consiglio dei ministri, la «finanziaria» 2017 era ancora un cantiere aperto, sospesa tra la bocciatura da parte della Commissione europea e le pressioni interne alla maggioranza per cambiare alcuni capitoli della manovra. A partire dalla rottamazione delle cartelle e le altre sanatorie. Oggi il testo della legge dovrebbe essere consegnato alle Camere, ma negli uffici di Montecitorio e del Senato erano molti i dubbi sul rispetto della scadenza.
Sul fronte europeo, a parte le dichiarazioni concilianti del commissario Pierre Moscovici, c'è la fermezza del presidente della Commissione Jean Claude Juncker.
I rilievi dei giorni scorsi non sono superati. L'Italia aveva concordato un 2,2% di deficit e nella legge di Bilancio c'è un 2,3%. Il deficit strutturale (cioè al netto degli effetti del ciclo economico, ma anche delle una tantum) doveva essere a meno 0,5%, mentre il governo lo ha fatto crescere dello 0,4%.
Sarebbe bastata una riduzione di un punto decimale per fare chiudere un occhio all'Europa, ma Renzi ha scelto una linea di scontro molto politica, confermata dalle frasi pronunciate ieri al termine della visita negli Usa e alla vigilia del Consiglio europeo che si terrà oggi e domani a Bruxelles.
Difficile capire se avrà degli effetti. Per ora il premier rischia una lettera di richiamo da parte della Commissione che potrebbe arrivare già la prossima settimane, insieme a una missione di inviati dell'esecutivo europeo. Eventualità che Palazzo Chigi non può ignorare.
In molti ieri sostenevano che Renzi voglia inasprire lo scontro con l'Europa in funzione referendaria. Gli argomenti anti Europa fanno breccia anche a sinistra e il premier non ha nessun interesse che il voto di dicembre sia identificato anche come un voto pro Ue.
Ha invece interesse ad andare in Europa, facendosi forte della sostegno del presidente Usa Barack Obama con il quale il premier ha detto di avere parlato di temi europei e si avere trovato piena sintonia nel no alle politiche di austerity. Un alleato nella battaglia contro Bruxelles, almeno secondo la versione di Renzi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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