Politica

Il report che annienta gli ultrà del ddl Zan

Analizzati ben 3,2 milioni utenti sui social. Il sentiment è negativo nel 58,1% dei casi. Ecco il report che mette nell'angolo tutta l'ideologia di Letta e degli ultrà del ddl Zan

Il report che annienta gli ultrà del ddl Zan Esclusiva

Come pensate che la prenderanno i paladini del ddl Zan? Probabilmente malissimo. Ma i numeri non mentono. Secondo un report realizzato in esclusiva per il Giornale.it dalla piattaforma Human, la maggioranza degli italiani mal digerisce la legge che tanto sta accendendo il web (e la politica) in questi giorni. Sui principali social network quasi il 60 per cento (il 58,1% per la precisione) dei post ha, infatti, un sentiment negativo.

E adesso chi glielo va a dire a Chiara Ferragni e al marito Fedez, che ai pollicioni alzati verso l'alto tengono tantissimo? Per i due influencer, che si sono spesi in prima persona a favore dell'approvazione del ddl Zan, è sicuramente una doccia fredda, ma il vero che ne esce con le ossa rotte è Enrico Letta. Dopo i flop incassati sullo ius soli e sulla reintroduzione della tassa di successione, il segretario piddì ha puntato tutto su un'altra battaglia profondamente divisiva: la legge contro la omotransfobia, appunto. E dire che noi del Giornale.it avevamo previsto tutto già a inizio giugno pubblicando un sondaggio top secret che svelava il perché del repentino crollo nei sondaggi del Partito democratico. Già allora le percentuali parlavano chiaro: oltre il 60 per cento si era detto contrario alla legge bavaglio che, mascherandosi dietro la lotta alla omotransfobia, rischia (se approvata come vorrebbero i dem) di introdurre pesanti restrizioni alla libertà di pensiero; oltre il 75 per cento, invece, diceva "no" al reintorno dell'ingiusta imposta che fa cassa sui patrimoni lasciati agli eredi; quasi il 70%, infine, non voleva nemmeno sentir lontanamente parlare di cittadinanza facile ai figli degli immigrati.

Per il momento Letta ha deciso, per nostra fortuna, di accantonare le crociate a favore dello ius soli e della tassa di soggiorno. Per quanto riguarda il ddl Zan non intende fare altrettanto. Sembra, infatti, determinato ad andare fino in fondo. Non che non avrebbe la possibilità di tornare sui propri passi. Ancora ieri Matteo Salvini gli ha proposto di vedersi "prima che il testo arrivi in Aula" in modo da emendare "i punti critici", ovvero gli articoli 1, 4 e 7. E anche Matteo Renzi gli ha consigliato di mediare. "Così nel giro di qualche ora approviamo la legge...", ha fatto presente. "Se qualcuno del Pd vuole fare di questa una battaglia di bandiera in vista delle elezioni - ha chiosato - è una vergogna, smettiamola con il muro contro muro".

Dall’analisi fatta dalla piattaforma Human, che nell’ultimo mese ha mappato 21mila post e analizzato 17mila commenti, andando a intercettare il parere di ben 3,2 milioni di utenti su Facebook, Twitter e Instagram, emerge chiaramente come questa polarizzazione abbia spostato il focus della discussione. Le liti all'interno della maggioranza (in particolar modo gli scontri tra Renzi e Letta e tra Salvini e Letta) e i post al veleno con i Ferragnez hanno, infatti, contribuito ad alzare all’inverosimile la temperatura sui social e in parlamento.

Il muro contro muro voluto da Letta finisce rischia ora di scontentare anche quei parlamentari che inizialmente si erano detti favorevoli al ddl Zan. In una intervista al Corriere della Sera la senatrice di Forza Italia Barbara Masini glielo ha detto chiaro e tondo: "Non stiamo giocando la finale degli Europei. Per avere una legge si può accettare anche di togliere qualche bandierina". Lo stesso Renzi ha invitato i dem a smetterla di "inseguire gli influencer" e "tornare a far politica". Viste le premesse, il dibattito difficilmente tornerà a distendersi. Tanto che resterà tra i temi caldi delle rassegne estive. Una su tutte Ponza d'Autore che venerdì prossimo ospiterà una tavola rotonda su I colori dell'arcobaleno.

Va detto che nemmeno la destra ha risparmiato duri colpi agli avversari. Se però da una parte, come emerge dal report di Human, Salvini ha mirato semplicemente a un posizionamento “anti ddl Zan”, dall'altra Giorgia Meloni ha allargato a quanti sono a favore della famiglia tradizionale e a preservare l’assetto consolidato della società. Dall’analisi delle conversazioni generate dai post dei due leader spiccano infatti parole chiave come "mamma e papà", "libertà", "famiglia tradizionale" e "uomo e donna".

Termini che, invece, spariscono del tutto nei commenti ai post del segretario dem.

Commenti