In alcune città importanti al voto in questa tornata non si presentano, dove corrono fanno flop. A Palermo il M5s non arriva al 7%, a Genova si ferma al 5%, a Padova raccoglie solo l'1,4%, a Taranto il 4%. Nessuna lista a Parma, L'Aquila e Verona. È la fotografia di un Movimento in via di estinzione e stavolta non bastano nemmeno le giustificazioni di Giuseppe Conte sulle comunali che «sono sempre un tabù per il M5s». Il leader in conferenza stampa ammette la sconfitta, ma con una serie di riserve.
«I dati che emergono, aspettando i definitivi, non ci soddisfano. Non possiamo cercare giustificazioni di comodo», dice l'ex premier, che per tutta la giornata è stato asserragliato con i fedelissimi nella sede pentastellata di Via di Campo Marzio a Roma. Poi prova a minimizzare la batosta: «Abbiamo avuto in passato fiammate importanti a Roma e Torino, per il resto non è stato inusuale prendere percentuali basse alle amministrative e poi balzare al 30% nelle successive elezioni politiche».
Quindi parla dei problemi organizzativi: «Siamo in ritardo al punto che non abbiamo ancora gli strumenti efficaci per dialogare sui territori». Ritardi dovuti a «resistenze interne sulle elezioni del Quirinale» e alla «vicenda del Tribunale di Napoli». Come a dire, il flop è anche colpa di Luigi Di Maio e dell'avvocato nemesi dei Cinque Stelle Lorenzo Borrè, che difende i ricorrenti partenopei.
Ma, appunto, le scuse questa volta sono più fragili del solito.
E i parlamentari già preparano il processo a Conte. Anzi, ai suoi cinque vicepresidenti. Michele Gubitosa, Riccardo Ricciardi, Alessandra Todde, Mario Turco e soprattutto Paola Taverna sono già nel mirino dei critici. «Dopo un anno ci sono dei responsabili, la Taverna ha gestito tutte le campagne elettorali e ora voglio vedere come la scaricano», commenta a caldo con Il Giornale un deputato grillino di lungo corso. E se l'ex pasionaria ha gestito le campagne elettorali, su Todde e Turco pesano i malumori sui loro territori di riferimento. La viceministra dello Sviluppo Economico è sulla graticola in Sardegna, l'ex sottosegretario di Conte a Palazzo Chigi sconta la débâcle nel suo comune, Taranto. Conte puntava proprio su Palermo e sulla città pugliese per raggranellare percentuali migliori. Ma nel capoluogo siciliano il M5s non arriva al 7%, rispetto al 13% del 2017. Mentre per Turco brucia il 4% di Taranto, una miseria se confrontato con il 12% di cinque anni fa.
Conte, però, sta già pensando di sedare la rivolta interna contro i suoi fedelissimi con un'altra distribuzione di cariche. Oggi in un'altra conferenza stampa annuncerà un'accelerazione sui referenti regionali che ancora non sono stati nominati.
Intanto svicola e attacca sui referendum «vendetta della politica contro i magistrati» e rilancia su reddito di cittadinanza e salario minimo e assicura: «L'esito del voto non comprometterà l'azione congiunta con il Pd».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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