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Resa dei conti in aula su Open Arms: il destino di Salvini in mano a Renzi

Decisivi i 18 voti di Iv giovedì in Senato. Il dilemma: graziare l'ex ministro o mandarlo a processo facendone una vittima

Resa dei conti in aula su Open Arms: il destino di Salvini in mano a Renzi

Il processo o meno per Matteo Salvini sul caso di Open Arms dipende da 18 senatori di Italia viva. Giovedì, infatti, avrà luogo la votazione in Senato per dare o meno l'autorizzazione a procedere nei confronti dell'ex ministro dell'Interno. La richiesta era stata avanzata dal tribunale dei ministri di Palermo che, nel caso di processo, dovrà valutare le accuse di sequestro di persona e rifiuto d'atto d'ufficio. Come si ricorderà, 164 migranti attesero lo sbarco sulla nave della Ong per 19 giorni. Tra loro c'erano anche alcuni presunti minori, che furono fatti scendere precedentemente, ma fu poi dimostrato che in realtà una buona parte di loro era maggiorenne.

«Mentre le coste italiane - ha detto Salvini nei giorni scorsi - sono prese d'assalto dai clandestini e decine di positivi al Covid scappano dai centri d'accoglienza, giovedì 30 luglio il Senato voterà su un altro processo contro di me per il no allo sbarco degli immigrati a bordo della Open Arms. Orgoglioso di quello che ho fatto, non vedo l'ora di vincere le elezioni per tornare al governo e difendere l'Italia e gli italiani. Avanti, a testa alta».

Il calcolo dei voti che eviterebbe il processo al segretario della Lega è presto fatto. Salvini dovrà raggiungere la maggioranza assoluta di 160 voti. Avrà sicuramente dalla sua i 63 senatori della Lega, i 56 di Forza Italia e i 17 di Fratelli d'Italia, ovvero 136 persone. Voteranno per l'autorizzazione a procedere i 95 colleghi del Movimento 5 stelle, i 35 del Pd e i 5 di Leu. In tutto, quindi, 135 parlamentari. A fare la differenza saranno quindi i 18 del partito di Matteo Renzi, necessari per arrivare quasi alla maggioranza assoluta, che senza difficoltà si potrebbe ottenere con pochi voti dei 33 rappresentanti del Gruppo Misto. Se Iv dovesse decidere quindi di sostenere la posizione di Salvini, l'ex vicepremier sarebbe salvo. In caso contrario potrebbe essere rinviato a giudizio, ma in quel caso il segretario della Lega diventerebbe agli occhi di molti italiani una vittima e i partiti pro processo rischierebbero di perdere consenso tra gli elettori, già abbastanza irritati per l'invasione che procede copiosa sulle coste del Sud Italia e che sta diventando un problema serio a causa dei numerosi migranti che fuggono dalla quarantena e rischiano di riportare la pandemia nella Penisola. Come si ricorderà, Iv già in Giunta per le immunità parlamentari aveva graziato Salvini. Tre senatori del partito di Renzi e l'ex 5 stelle Alessandra Riccardi avevano infatti disertato il voto, tanto che il risultato era stato di 13 voti contro 7.

Il leader della Lega era già stato giudicato in Senato per i casi Diciotti e Gregoretti. Per la prima vicenda la richiesta venne respinta anche grazie all'appoggio dei pentastellati che all'epoca governavano con il partito di Salvini, nella seconda si era deciso per il rinvio a giudizio e il processo è stato spostato a ottobre (avrebbe dovuto tenersi a luglio) a causa delle conseguenze del lockdown.

Nella sua memoria difensiva Salvini ha scritto che i fatti contestati non vanno incontro ad alcuna violazione in quanto agì «nel perseguimento dell'interesse pubblico a un corretto controllo e a una corretta gestione dei flussi migratori nonché a una corretta gestione dell'ordine pubblico». Insomma, l'ex ministro intese difendere le coste italiane..

Cosa che, invece, l'attuale governo non sembra affatto prendere in considerazione.

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