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La resa dei conti tra i grillini: "La Taverna è la gola profonda"

La senatrice del M5S, Paola Taverna, accusata di essere la "gola profonda" dello scandalo grillino. Lei si difende: "Non sono io"

La resa dei conti tra i grillini: "La Taverna è la gola profonda"

Paola Taverna. Il caos a Cinque Stelle nella Capitale ruota attorno a questo nome e le dimissioni del mini-direttorio dimostrano che è lei fulcro della frattura interna al Movimento. In molti infatti la accusano di essere la "gola profonda" che avrebbe consegnato ai giornali la mail e i testi degli sms che incastrano Luigi Di Maio, colpevole di non aver detto di sapere dell'indagine a carico dell'assessore all'Ambiente, Paola Muraro.

La Taverna "gola profonda" sullo scandalo Muraro

Lei ovviamente smentisce ogni coinvolgimento. Su Facebook ieri sera ha minacciato querela contro quelli che sostengono possa essere lei ad aver "tradito" la riservatezza delle comunicazioni grilline. "Ho già provveduto a far smentita pubblica a chi si è permesso di dire che sono stata io a passare mail ed sms alla stampa - ha scritto - e sono pronta a querelare chiunque lo affermi nuovamente!".

La fuga di notizie

Ad essere incriminate sono due fughe di notizie. La prima riguarda il 4 agosto, quando la Taverna e Di Maio si sono scambiati alcuni sms che due giorni fa Repubblica ha messo in prima pagina. All'interno c'era la prova che il vice presidente della Camera era a conoscenza da tempo dell'inchiesta aperta sulla Muraro. Di Maio aveva chiesto lumi sul "335" (la richiesta alla Procura sulle indagini) e la Taverna aveva risposto senza giri di parole che "il 335 non è pulito". Ovvero: la Muraro è indagata.

Tuttavia Di Maio ha mantenuto il silenzio e mentito in diverse interviste, dove continuava a sostenere di non sapere nulla. Non basta. Il 5 agosto la Taverna spedisce una mail dettagliata sempre al vicepresidente della Camera dove gli ribadisce l'antifona: "L'assessore in ogni caso già indagata come risulta dalla visura ex art 335 cpp". Ma ancora silenzio dal futuro candidato premier 5 Stelle.

La pubblicazione sui quotidiani della mail e dei messaggi ha messo in imbarazzo Di Maio e l'intero Direttorio (tenuto all'oscuro di tutto) così Grillo è stato costretto a scendere di corsa a Roma. Un disastro.

Le dimissioni del mini-direttorio

Alla fine oggi sono arrivate le dimissioni del mini-direttorio romano: Paola Taverna, Fabio Massimo Castaldo e Gianluca Perilli se ne vanno con un post sul blog di Grillo. Il comunicato è scarno e calcolato per evitare ulteriori polemiche. Ma si percepisce l'irritazione dei dimissionari.

"l Movimento 5 stelle è la mia vita e per quello che è in mio potere lotterò fino alla fine per veder realizzato quel sogno", ha scritto la Taverna su Facebook. Ed è vero che forse più di altri la senatrice s'è battuta per tenere a galla la barca grillina. Lei è famosa in Parlamento per le sue arringhe infuocate, gli interventi energici e le tante polemiche scatenate. E a Roma, più che a livello nazionale, ha un certo peso. Per questo le sue dimissioni fanno rumore.

La resa dei contri tra le correnti grilline

Le vicende delle ultime ore dimostrano che il Movimento Cinque Stelle è ormai spaccato in correnti come nemmeno la Dc dei tempi d'oro. Da una parte Di Maio e i suoi fedelissimi: la Raggi, Danilo Toninelli e Alfonso Bonafede. Dall'altra i cosiddetti "ortodossi": Roberta Lombardi (anche lei fuggita dal mini-direttorio in contrapposizione alla Raggi), Nicola Morra e - appunto - Paola Taverna.

Lo scioglimento del mini-direttorio sembra una sorta di resa dei conti. La Raggi, infatti, per ottenere di nuovo l'appoggio dei vertici del Movimento ha dovuto accettare il ricollocamento del fedelissimo Raffaele Marra (vicecapo di Gabinetto) e dovrà ripensare alla nomina della Muraro.

Potrebbe allora aver chiesto la "testa" della Taverna, sostenuta nella richiesta da Di Maio che non deve aver preso bene la fuga di notizie di cui la senatrice rimane comunque la prima indiziata.

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