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Resa di due latitanti ma i criminali rossi sono già in libertà. L'ultimo appello chic "Macron ci ripensi"

Più che una resa, una passerella. Con dichiarazioni di prìncipi del foro e giustificazioni sprezzanti per non essersi fatti trovare a casa durante i blitz

Resa di due latitanti ma i criminali rossi sono già in libertà. L'ultimo appello chic "Macron ci ripensi"

Più che una resa, una passerella. Con dichiarazioni di prìncipi del foro e giustificazioni sprezzanti per non essersi fatti trovare a casa durante i blitz: quelli in cui, all'alba di mercoledì, l'antiterrorismo francese ha fatto visita» a 10 ex terroristi rossi (riparati decenni fa nell'Esagono) affinché la loro sorte venisse affidata alla procura generale di Parigi. Emmanuel Macron aveva dato via libera al loro arresto su richiesta del governo italiano, per giungere alla loro estradizione. In 3 non si fanno trovare, sfuggono alla retata ordinata dall'Eliseo: «Non è scappato - tuona Giovanni Ceola, legale di Luigi Bergamin -. Non era a casa, e quando ha saputo d'essere ricercato ha deciso di costituirsi». Così l'avvocato del primo «fuggiasco», comparso ieri in aula accanto ai primi 7 fermati nell'operazione «Ombre Rosse». Gli altri sfilano uno dopo l'altro al palazzo di giustizia dell'Ile de la Cité di Parigi, e ottengono diversi gradi di libertà vigilata. Per tutti. Niente carcere. Obbligo di firma in procura o presenza in casa in certi orari.

Primi a essere rilasciati, Enzo Calvitti e Sergio Tornaghi, Primule rosse della colonna romana e milanese delle Br. In attesa del dibattimento (mercoledì 5 maggio, presso la Corte d'appello di Parigi) e di capire i tempi per riportarli nel Belpaese (fino a 3 anni) l'Italia può fare ben poco. Ieri si doveva valutare «solo» il pericolo di fuga, e cioè in che status gli ex terroristi devono aspettare. Ma è un fatto che dal giubilo collettivo di due giorni fa vari pezzi del governo Draghi sembrano aver perso loquacità. Roma sta a guardare. Esaurito l'iter giudiziario francese, si porrà il tema «italiano» di come e dove far espiare le pene. Dopo Bergamin, 60 anni, ex militante dei Proletari Armati per il Comunismo (Pac), ieri è stata poi la volta di Raffaele Ventura, il secondo «fuggiasco» a consegnarsi: 72 anni, gli avvocati negano la sua militanza armata nonostante sia condannato a 24 anni per l'omicidio del brigadiere Antonio Custra del '77. Ex membro dell'organizzazione eversiva «Formazioni Comuniste Combattenti», dall'86 è cittadino francese. E i suoi due legali Jean-Pierre Mignard e Pierre-Emmanuel Biard danno notizia della concessa libertà: «Ventura non è mai stato membro delle Br ma del movimento di estrema sinistra Autonomia operaia che non ha mai previsto la lotta armata né attentati contro persone, ha sempre negato i fatti che gli vengono imputati e rifiuta la sua estradizione».

In difesa sua, e dei «10», si era già schierato un plotone di intellettuali che dopo aver firmato un appello su Le Monde contro l'estradizione degli ex Br è tornato a colpire su Libération: «Presidente, rispetti l'impegno della Francia nei confronti degli esiliati italiani». Ieri erano le aule dei tribunali italiani nel mirino, oggi attori e scrittori (tra cui il premio Goncourt Éric Vuillard) attaccano invece Macron, che nella loro visione distorta tradisce la storia transalpina di liberté. Citano Eschilo e la tragedia Orestea. Tra i firmatari anche Valeria Bruni Tedeschi, longa manus della mancata estradizione di Marina Petrella nel 2008, negata dal cognato Nicolas Sarkozy, all'epoca presidente.

Pure Irène Terrel, legale di 5 dei «10» da estradare, del pacchetto concordato tra Roma e Parigi, tira uno schiaffo mediatico: «La richiesta di estradizione dell'Italia è irricevibile, sia dal punto di vista giuridico che politico, serviva un'opera di riconciliazione». Il nodo politico Macron lo ha sciolto. I «clienti» della Tirrel (Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Narciso Manenti, Giorgio Pietrostefani e Petrella) e gli altri attendono i giudici. Alla retata era sfuggito anche Maurizio Di Marzio. E' in fuga. L'antiterrorismo lo cerca ma il 10 maggio scatterà per lui la prescrizione.

Una giustizia che stava già per arrivare in differita, somministrata col contagocce, potrebbe nel suo caso non esserci.

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