Politica

La Rete può essere una droga: un giovane su 3 è dipendente

Cinzia Gimelli, psicoterapeuta e psicologa investigativa e forense, prova a spiegarci le ossessione della generazione 2.0

Cosa può essere passato nella mente di una ragazzina che si vede vietare Facebook e il telefonino e per questo uccide la madre:

«Dobbiamo ancora una volta a riflettere sulle “nuove dipendenze” della Rete che possono essere paragonabili alle nuove droghe. Le statistiche parlano di un'adolescente su tre dipendente da internet e dal cellulare con una dipendenza che è molto simile a quella chimica e che scatena reazioni violente, certamente non folli come questa».

Quali sono i disturbi che possono emergere dall'uso di questi strumenti

«La parte psicologica/emotiva degli adolescenti viene completamente distorta da questi strumenti tecnologici provocando un distacco dalla realtà che assume forme patologiche. Quando i genitori vietano l'utilizzo del web, come scelta estrema di fronte all'alienazione dei figli, questi lo vivono come un vero e proprio attacco personale, lesivo del proprio “sé”, come un limitazione che non si può sopportare».

Reazioni però inconcepibili ed esagerate per molti

«Entrano in gioco anche altri aspetti psicologici come l'incapacità di questi giovani di gestire le frustrazioni e le emozioni arrivando ad avere comportamenti e reazioni sconnesse, aggressive e alcune volte anche fatali come quella della ragazza in questione».

La mancanza di dialogo in famiglia è uno dei “valori” che manca nella quotidianità ?

«Un altro aspetto da analizzare, che questa vicenda richiama, è la mancanza di attenzione e di dialogo tra genitori e figli. Gli adolescenti, come tratto principale del loro carattere, sono convinti che i conflitti si risolvano come vedono fare nei videogiochi o nei film, con gesti estremi, convinti che, come nella realtà virtuale, le persone uccise si materializzino nuovamente al termine delle vite a disposizione, cominciando un nuovo livello. Una delle responsabilità maggiori dei genitori, come educatori della crescita, è quella di aiutare i ragazzi a comprendere come si affrontano i problemi e i conflitti e a sostenerli nella loro risoluzione. Questa modalità eviterebbe anche gesti estremi autodiretti come i numerosi suicidi in età preadolescenziale e adolescenziale».

Come possiamo riconoscere i sintomi di dipendenze e di malessere nei figli?

«Questo tipo di dipendenze sono spesso la manifestazione di un sintomo che maschera altri disturbi. Ad esempio disturbi di tipo ossessivo-compulsivo, depressione, ansia sociale detta anche timidezza o altri disordini relazionali. Per questo motivo non si cada nell'errore di etichettare tutti gli adolescenti come aggressivi, violenti e soprattutto i genitori non cedano alla paura di dare regole o dire di no ai figli pensando che questo possa scatenare in loro comportamenti estremi. I genitori non possono abdicare al loro ruolo perché sarebbe proprio il motivo della risposta violenta dei figli.

È necessaria autorevolezza, fermezza e decisione e tanto dialogo per motivare i sì e i no».

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