La retromarcia di Renzi sul reato di clandestinità

Resta il carcere per chi entra in Italia illegalmente. I fedelissimi del premier: meglio aspettare. Ncd esulta. Ma Forza Italia e Lega non si fidano e promettono battaglia

La retromarcia di Renzi sul reato di clandestinità

Per ora si tratta solo di un rinvio: il governo, spiegano fonti dell'Esecutivo, «deciderà la settimana prossima, sulla base di una valutazione di opportunità politica». Sta di fatto che ieri mattina il decreto legislativo che depenalizza il reato di immigrazione clandestina, introdotto nel 2008 dalla legge Bossi-Fini, non è entrato all'ordine del giorno del primo Consiglio dei ministri dopo la pausa natalizia, un consiglio lampo (meno di mezz'ora, saluti inclusi) che si è tenuto a Palazzo Chigi sotto la presidenza di Matteo Renzi. Il testo, messo a punto dal ministro della Giustizia Andrea Orlando e già passato al vaglio delle Camere, che hanno approvato la legge delega, è pronto e attende solo il timbro definitivo del governo per entrare in vigore, ma la crescente drammatizzazione del fenomeno immigrazione, accentuato proprio in questi giorni dai cupi fatti di Colonia, ha imposto una frenata. A mettersi platealmente di traverso è stato il titolare degli Interni Angelino Alfano, un po' per ragioni di bottega del Viminale (la trasformazione del reato in illecito amministrativo passerebbe la pratica dalle mani dei magistrati a quelle dei prefetti, che non ne vogliono sapere) e molto per ragioni di visibilità politica: «In questa situazione sarebbe un pessimo segnale all'opinione pubblica», ha tuonato il ministro, che del resto faceva parte pure del governo Berlusconi che inventò il reato, e proprio al posto di Orlando.Ma in realtà anche Renzi, che pure ha voluto e annunciato già da tempo la modifica, non se la è sentita di consegnare un'arma propagandistica così potente al fronte sicuritario in questo momento. Troppo calda la polemica, troppo recenti le violenze di Colonia, troppo contrario il vento: meglio soprassedere. E tentare, di qui al prossimo Consiglio dei ministri previsto per il 15 gennaio, di spiegare alla pubblica opinione confusa e rabbiosa che la sanzione e l'eventuale espulsione rimarrebbero in piedi, e che «il reato di immigrazione clandestina non ha funzionato da nessun punto di vista», spiegano nel governo, «basta guardare i numeri degli sbarchi: sono continuati indisturbati con la Bossi-Fini, e nel 2015, dopo che il governo ha annunciato la depenalizzazione, sono stati, 153mila contro i 170mila del 2014. Quasi 20mila in meno».Del resto ieri è stato il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti a difendere a spada tratta la depenalizzazione, spiegando che il reato non ha avuto alcuna «funzione dissuasiva», che la pena comunque «non viene quasi mai irrogata» mentre si finisce per rendere più difficili le indagini e il contrasto al traffico dei migranti. Argomenti non presi in considerazione dalle opposizioni, che cannoneggiano il governo reo di volere «l'invasione», secondo le parole di Bobo Maroni. Il centrodestra promette «barricate». «Sarebbe da incoscienti», dice il capogruppo di Fi Paolo Romani. «Altro che abolizione del reato penale. Anzi, ci batteremo strenuamente contro», sfida Maurizio Gasparri. Anche nella maggioranza Ncd alza i toni: «Abolire il reato sarebbe un gesto di debolezza», dice Renato Schifani. I Cinque Stelle, che sull'argomento non sanno che pesci prendere, tacciono, mentre da sinistra Sel tira il governo dalla parte opposta: «Speriamo sia solo un rinvio e non un altro cedimento alle componenti più retrive della maggioranza», dice Nicola Fratoianni.

Il dubbio avanzato dal coordinatore di Sel non viene del tutto sciolto in casa renziana: «La scelta della depenalizzazione è la più logica, ma bisogna tener presente l'elemento psicologico sulla sicurezza», dicono dalle parti del premier. Insomma, per ora la pratica è congelata: la si riaprirà solo se e quando il clima sarà meno agitato.

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