Il retroscena Le strategie per le Regionali

di I n quel di Arcore le chiamano «alleanze a geometrie variabili». Nel senso che pur avendo un dialogo privilegiato con la Lega di Matteo Salvini, Silvio Berlusconi non ha affatto chiuso la porta al Ncd. O, per essere più precisi, a singoli esponenti del Nuovo centrodestra.

È il caso, per esempio, della Calabria. Dove – dopo settimane di tira e molla – Forza Italia ha formalizzato la candidatura di Wanda Ferro a governatore, facendo andare su tutte le furie Angelino Alfano. Già, perché l'accelerazione voluta dall'ex premier spacca di fatto il Ncd visto che un portatore di voti del carico dell'ex presidente della Regione Giuseppe Scopelliti ha già deciso di appoggiare la Ferro (ben 56 i circoli di Ncd che hanno «sfiduciato» i vertici del partito). Ad Alfano, insomma, non resta che decidere se «concedergli» il simbolo del Ncd o se porre il veto e farli correre con liste civiche, di fatto formalizzando la spaccatura.

Di qui l'agitazione che si registra in queste ore nel Nuovo centrodestra. Che ieri – con ben 24 ore di ritardo – è insorto contro Giovanni Toti che mercoledì aveva criticato l'uscita di Alfano sui matrimoni gay. Dalla tarda mattina, infatti, si è aperta la batteria dei cosiddetti «dichiaranti» che hanno picchiato sul consigliere politico di Berlusconi come non accadeva da tempo. Dal ministro Maurizio Lupi che lo ha accusato di dire «fesserie», passando per Barbara Saltamartini, Giuseppe Mariniello, Maurizio Bianconi e Renato Schifani, fino al giornale online L'Occidentale che, con lo stile che sempre lo contraddistingue, si è limitato a registrare che «Giovannino non è una cima». Tutto questo can can, però, non dipende dal fatto che il Ncd abbia particolarmente a cuore il tema delle unioni omosessuali, ma è più semplicemente legato al braccio di ferro in corso con Forza Italia sulle alleanze. Gli azzurri, infatti, stanno declinando l'invito di sedersi a un tavolo nazionale con Gaetano Quagliariello per discutere di alleanze in maniera organica proprio per far sì che lo strappo calabrese si consumi. Cosa che – al netto delle smentite che magari arriveranno anche oggi – sta effettivamente avvenendo. D'altra parte, non è una novità che dentro Ncd siano in molti a voler tornare con Forza Italia – ieri, per esempio, in molti hanno preferito non infilarsi nella querelle con Toti – e che il problema sia ormai diventato il rapporto con Alfano. Il ministro dell'Interno, infatti, sa che un «rientro» per lui sarebbe devastante, senza considerare che Berlusconi continua a pensare che «un minimo di autocritica» dovrebbe pur farla dopo aver tradito il mandato degli elettori e sostenuto un governo di sinistra.

Tutt'altro discorso, invece, con la Lega. Ancora ieri, infatti, Toti e Salvini – che Berlusconi considera «abilissimo come demagogo», anche se non gradisce la sua mise barba e orecchino – si sono sentiti al telefono e già nel weekend si potrebbe siglare una sorta di accordo complessivo con il Carroccio. Che riguardi cioè l'Emilia Romagna (dove si voterà a fine novembre come in Calabria), ma anche Toscana, Marche e Liguria. In un'intesa che coinvolga anche le regioni che votano la prossima primavera, infatti, Forza Italia è pronta a lasciare al Carroccio un candidato governatore (considerando che in Veneto si presenterà anche l'uscente Luca Zaia).

Di qui, le «alleanze a geometrie variabili» per le regionali di quest'anno: in Calabria

con Fratelli d'Italia e Ncd (che poi ci sia o no effettivamente il simbolo è un dettaglio, perché i voti quelli sono); in Emilia Romagna con Fratelli d'Italia e Lega. Uno schema che potrebbe ripetersi anche in primavera.

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