Purtroppo in tanti reparti di terapia intensiva sembra di vivere un déjà vu. I pazienti più gravi sono sdraiati a faccia in più, gli anestesisti allungano i turni e dai reparti di Pneumologia arrivano sempre più richieste di trasferimento per i malati che si aggravano.
Sette regioni hanno già esaurito i posti attivati con il decreto legislativo Rilancio (1.449 sui 3.500 finanziati). Si tratta del Piemonte, delle Marche, dell'Emilia Romagna, dell'Abruzzo, della Toscana, della Lombardia e della Calabria. Sono quasi al completo la Campania (92%) e la Sardegna (88%). E i numeri schizzano anche nella altre regioni, con un record in Umbria che, con il 27% dei ricoveri, detiene la percentuale più alta di letti occupati.
L'allarmante fotografia viene scattata dall'ultimo report Altems, l'alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari dell'università Cattolica. «Le restanti regioni italiane si precisa nello studio - non presentano al momento particolari criticità».
Gli anestesisti sono terrorizzati all'idea di dover rivivere quello che è accaduto la scorsa primavera nelle zone rosse. I respiratori non bastavano per tutti e loro, autenticamente in trincea, si erano trovati costretti a scegliere tra i pazienti da salvare e tra quelli da non rianimare, come nella peggiore delle guerre.
Ora si chiedono se si arriverà ancora a tanto. E lanciano un allarme: nelle prossime due settimane i numeri dei ricoveri gravi rischiano di raddoppiare e si raggiungerà il punto di collasso dei reparti. «Se guardiamo i report ufficiali e costruiamo una proiezione, visto che quello che vediamo oggi come ricoveri è il frutto di un contagio di 15-20 giorni fa, possiamo aspettarci tra 15 giorni un raddoppio dei ricoveri in terapia intensiva. Siamo alla spia arancione che va verso il rosso» rileva amaramente (ma realisticamente) Alessandro Vergallo, presidente di Aaroi-Emac, il sindacato degli anestesisti e rianimatori. «Siamo passati in breve da 200 pazienti a circa mille (ma forse saranno superati a breve perché ieri erano 992 quelli occupati) - prosegue Vergallo - tra due settimane saremo a 2mila se la progressione non si ferma».
Al momento la situazione è ancora gestibile: il rapporto tra ricoveri ospedalieri Covid nei reparti ordinari e in terapia intensiva è di circa 10 a uno su scala nazionale. Equivale a dire che ogni 13-14 positivi ricoverati, uno ha necessità di supporto respiratorio.
La crepa potrebbe esserci per un motivo in particolare: i 1.500 posti aggiuntivi rispetto ai 6.500 totali sono stati ovviamente concentrati nelle regioni più colpite durante la prima ondata. Che non per forza coincidono con quelle che andranno in sofferenza di letti nelle prossime settimane.
Nei prossimi giorni gli anestesisti dell'associazione Siaarti si riuniranno con Marco Vergano (coordinatore gruppo di studio Bioetica) per aggiornare il documento di etica sulla cura dei pazienti steso all'inizio di marzo per gestire l'emergenza. Sperando di lasciarlo chiuso in un cassetto e dimenticarlo.
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