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Riapre la chiesa di Elisa Claps, l'ira dei familiari

Via libera ai fedeli nella cappella. Il fratello: «Hanno agito come ladri, silenziosi e ad agosto»

Riapre la chiesa di Elisa Claps, l'ira dei familiari

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Sono passati quasi trent'anni da quel 12 settembre del 1993. Quel giorno Elisa Claps, sedici anni e mezzo, scomparve. E sempre sedici anni e mezzo dopo, il 17 marzo 2010, il suo cadavere fu trovato nel sottotetto della Santissima Trinità a Potenza. Chiesa che ieri è stata riaperta al culto. Una decisione che era nell'aria da tempo ma che non piace alla famiglia della ragazza. «Hanno agito furtivamente, come dei ladri, in silenzio, in agosto. Non sono sorpreso perché sono stati ladri di verità per trent'anni», la reazione di Gildo Claps, fratello di Elisa, che poi fa un appello ai suoi concittadini: «Mi auguro adesso che la comunità di Potenza risponda con il coraggio di non entrare in quella chiesa».

La chiesa si affaccia su via Pretoria, la strada principale del capoluogo lucano. La diocesi ha messo le mani avanti precisando che «inizialmente, per un congruo tempo», la chiesa «rimarrà aperta ogni giorno dalle ore 8.30 alle 12 e dalle 17 alle 20» e sarà «un luogo di preghiera silenziosa, l'adorazione, la ricerca del conforto interiori e spirituale, e per la promozione di una serena riflessione sulla sacralità della vita». L'idea è di fare della riapertura della chiesa un occasione per riavviare «un cammino di riconciliazione e guarigione per la comunità potentina, segnata da una ferita indelebile». La curia sottolinea che il provvedimento è stato preso anche in seguito a una lettera inviata da Papa Francesco «direttamente» alla madre di Elisa Claps, Filomena, e all'arcivescovo di Potenza, monsignor Salvatore Ligorio. Una decisione che non piace nemmeno a Libera Basilicata, l'associazione contro le mafie: «Vedere, ora, quella porta aperta in maniera così repentina, improvvisa è l'ennesimo smacco, l'ennesima mancanza di rispetto nei confronti della memoria di Elisa e nei confronti della famiglia Claps. Nessuna richiesta fatta dalla famiglia, che non si è mai opposta completamente alla riapertura, è stata accettata».

Per l'omicidio di Elisa, uccisa con 13 coltellate, è stato condannato con sentenza definitiva a 30 anni Danilo Restivo, 51 anni, uno spasimante respinto della ragazza. L'uomo ha ammesso di aver incontrato quel giorno la ragazza ma ha sempre negato di averla uccisa; sta scontando la pena in Inghilterra, dove è stato condannato per un altro delitto, quello di Heather Barnett, una sarta inglese uccisa il 12 novembre 2002 a Charminster, nel Dorset. Restivo fu indicato come il possibile autore dell'omicidio fin dall'inizio, ma dopo anni di depistaggi, reticenze, errori investigative, deposizioni strampalate, la sua condanna definitiva avvenne solo il 23 ottobre 2014 a opera della Corte di Cassazione. La «pistola fumante» fu il ritrovamento del dna di Restivo sulla maglia che la ragazza indossava il giorno della sua scomparsa. Alla lunga vicenda Claps è dedicata la serie «Per Elisa.

Il caso Claps» che andrà inonda su Rai1 dal 24 ottobre.

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