
La storia, cui assistiamo in queste ore, vede sette invii di cibo piovere dal cielo mentre centinaia di camion carichi dei medesimi beni umanitari aspettano al confine: la divisione in zone non ha funzionato; la distribuzione tramite la Gaza Humanitarian Foundation è fallita; l'Onu non si è messa a disposizione e tantomeno l'Unrwa. Anzi hanno impedito che fosse introdotto quello che c'era per paura delle intimidazioni di Hamas. Perché Hamas ha solo un modo di far entrare il cibo: se ne impossessa e lo usa come strumento di potere nella Striscia. È l'arma che gli consente di restare al potere.
Ieri Israele ha fatto sapere che ci sarà un cambiamento di strategia. Quale sia è ancora da vedere. Per Trump è chiaro che ci vorrebbe una stretta su Hamas che rifiuta la trattativa. Ma Israele ha un bene da salvaguardare, un bene che le costa caro forse ora più che mai. Hamas l'ha detto chiaramente: può ammazzare i rapiti in ogni istante. Quando l'ennesimo rifiuto ha irritato Trump e Israele ha ritirato la delegazione, i caporioni rimasti nei loro lussuosi hotel a Doha e i leader locali, fotografati mentre mangiano lautamente nelle gallerie, si sono dichiarati stupefatti: ma come, hanno detto, eravamo pronti a proseguire gli incontri a patto che l'accordo ci consegni tutta la Striscia e, se non funziona, abbiamo dato ordine di uccidere i rapiti.
Parlare dei rapiti è la strada maestra dall'8 ottobre. Dal primo giorno di guerra Israele ha combattuto con la mano destra legata dietro la schiena, preoccupata di colpire gli ostaggi, e la sinistra bloccata dal piano geniale di Hamas: la guerra umanitaria. È l'ottavo fronte, quello dell'odio internazionale. Hamas, dopo aver investito somme enormi in gallerie ha costruito quel cuscino di carne umana, donne e bambini, da usare come scudi, da affamare rubando gli aiuti per distribuirli ai suoi. Ed ecco le immense schiere di decerebrati creati dal postmodernismo woke che hanno acceso la tv e letto i giornali senza conoscenza né elaborazione. Mai, un militante Cinque Stelle potrà mettere a fuoco l'impossibilità assoluta che Israele sia un Paese genocida a causa della sua storia e soprattutto della sua gente, dei suoi soldati uno a uno, che mai sparerebbe a un bambino se non si creasse l'impossibile situazione in cui la guerra talora pone l'uomo più santo.
L'opinione pubblica si è affidata a fake così pazzesche per poi realizzare che la chiesa distrutta era intatta, che il bambino Osama ben Raqab muore di fibrosi cistica e non fame (accanto si vede il fratellino in normali condizioni) e che il famoso ospedale in cui il 17 ottobre 2023 sarebbero stati uccisi dagli israeliani cinquecento gazani è stato colpito da un missile palestinese. Ancora oggi Reuters lo riporta con lo stesso titolo. Così il fatto che Hamas dica "no" alla trattativa si traduce in un'ulteriore minaccia per i rapiti di cui il mondo è complice. Israele prepara una risposta che prende tempo e tiene aperte tutte le strade, anche la possibilità di trattare. Di sicuro c'è solo che il cibo finisce in mano a Hamas. Saranno dunque contenti i proprietari della Trattoria Ramazzotti di Vienna da cui sono stati cacciati i tre musicisti che insegnano all'Accademia, né cibo ne bevande per chi parla ebraico. Il violoncellista Amit Peled, abbracciato al suo strumento, ha detto: "Seguiterò a parlare ebraico e a suonare Hatikva". Saranno contenti i deficienti che, come ai tempi delle Brigate Rosse, hanno impiccato l'effige di Netanyahu al Comune di Ferrara. E sarà contento pure il personale di volo che ha sbattuto giù dall'aereo i ragazzi che cantavano in ebraico.
In guerra, ragazzi, che hanno imparato solo la pace e mai a odiare il nemico, sono costretti a morire per mano di un nemico che spunta all'improvviso da sottoterra.
Ieri sono stati seppelliti un ragazzo ventenne, Inon Vana, la cui mamma si è scusata per non averlo abbracciato abbastanza; un giovane druso, Amir Saad, orgoglioso di servire nell'esercito israeliano; un trentenne che ha combattuto per due settimane ferite gravissime e lascia due bambine piccole. I terroristi saltano fuori dalle gallerie, uccidono e poi spariscono di nuovo sotto, coi rapiti, lasciando la loro gente a strapparsi quel che resta del cibo.