Milano - Nel «No Tax Day» organizzato (anche oggi) da Forza Italia in tutte le città, ieri mattina la telefonata a Roma e nel pomeriggio a Milano il suo primo comizio dopo l'assegnazione ai servizi sociali. Silvio Berlusconi lancia la sua «rifondazione» da Piazza san Fedele, sotto le finestre del sindaco Giuliano Pisapia che con la sua giunta più rossa che arancione, secondo il vice capogruppo alla Camera di Fi Mariastella Gelmini, «ha trasformato proprio Milano nella capitale delle tasse». Perché, le fa eco Laura Ravetto, «il governo Renzi una patrimoniale l'ha già messa ed è quella sulla casa che agli italiani costa 30 miliardi di euro». Per Daniela Santanché «finalmente Fi torna in piazza a difendere le sue riforme liberali e contro un governo che sa fare bene solo una cosa: mettere più tasse».
Ai gazebo c'è la coda per firmare contro l'aumento della Tasi su tutti gli immobili, quello dell'imposta sui rifiuti, il prelievo sui risparmi che passa dal 20 al 26 per cento, l'Irap per i commercianti, la riduzioni delle detrazioni Irpef, il crescere della tassazione sui fondi pensione dall'11 al 20 per cento e del Tfr dall'11 al 17. Con il rischio che a salire dal 10 al 13 e dal 22 al 25,5 per cento sia anche l'Iva. Una ricetta troppo facile per un governo Renzi che non riesce a tagliare le sue spese e per questo è costretto a mettere continuamente le mani nelle tasche degli italiani. Da dove gli 80 euro (per quelli che li hanno visti) escono ancor prima di esserci entrati. A questo Berlusconi dal palco di Milano contrappone una serie di interventi choc per rilanciare l'economia. «Per sei mesi le compravendite sulla casa siano senza imposte da versare allo Stato». Perché «la casa è qualcosa di sacro» e tassarla «va contro la regola aurea della crescita e del benessere». Ecco perché per lo sviluppo Paese servono «meno tasse sulla famiglia, meno tasse sulle imprese e meno tasse sul lavoro». E già mercoledì Fi presenterà una proposta di tassazione con aliquota fissa al 20 per cento per tutte le famiglie. Duro anche l'attacco a una moneta unica che essendo sopravvalutata, sta mettendo in ginocchio le imprese italiane. «Non possiamo andare avanti con questo euro - dice Berlusconi - bisogna ottenere la parità col dollaro». In mattinata aveva detto di essere convinto della necessità di «creare una seconda moneta, recuperando parte della nostra sovranità monetaria: una seconda moneta che possa essere stampata da noi e messa sul mercato che poi valuterà il cambio con l'euro». Nessuna fiducia, invece, nel jobs act del governo Renzi che «non serve assolutamente a niente». Berlusconi racconta di aver parlato con i vertici di Confindustria che «non pensano che si potrà assumere un solo italiano in più». Dal palco, invece, l'ex premier propone una graduale «riduzione in tre o quattro anni e fino all'abolizione dell'Irap», insieme alla «decontribuzione completa per tre anni» per chi fa assunzioni a tempo indeterminato. «I tre governi non eletti si sono dimenticati dei pensionati, noi vogliamo alzare le pensioni minime a mille euro per tredici mensilità».
Assoluta opposizione alla strategia economica del governo, ma collaborazione per senso di responsabilità su altro. «Viene un signore che non è di sinistra e propone le riforme che noi avevamo deciso. E noi cosa dobbiamo fare? Non votare le riforme che abbiamo proposto noi? Le votiamo, ma per tutto il resto siamo fortemente all'opposizione». Poi un pensiero al partito. «Forza Italia c'è ancora e c'è ancora tutta». E un taglio deciso alle polemiche.
Perché «i giornali scrivono solo bugie e io a Matteo Salvini ho fatto solo i complimenti per le elezioni e ho detto che è un goleador aggiunto del centrodestra». Il suo successo? «È stato dieci anni a Radio Padania a rispondere alle telefonate e ha imparato ad avere un linguaggio molto concreto che piace alla gente». Ma non per questo è lui il leader del centrodestra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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