Politica

La ricetta liberale unico argine al populismo

La ricetta liberale unico argine al populismo

Se un compleanno è solo l'occasione per voltarsi indietro nel caos malinconico della memoria, meglio non festeggiarlo. Se un compleanno è uno stimolo per fare un passo in avanti nel caos vitale del futuro, allora conviene ripassare l'antologia dell'immortalità, che è simbolica ma stimola la serotonina più della cioccolata... e non ingrassa. Il compleanno in questione è quello di Forza Italia che coincide di fatto con la decisione del leader storico del partito di candidarsi alle prossime elezioni europee di maggio. Una decisione che paradossalmente ha avuto più critiche all'interno che all'esterno dell'area politica del centrodestra. I nemici di un tempo si sono ammorbiditi, spaventati più dai populisti e sopratutto dall'ascesa irresistibile di Salvini, alcuni amici a questo punto presunti sognavano invece la shakespeariana e anche masochistica liberazione dall'ombra del padre. Per rispondere alla domanda iniziale ricorrerò a una parola che era fondamentale nei miei studi di letteratura e che ora è stata snaturata dalla scemenza radical chic. La Narrazione, nella vulgata fighetta di oggi storytelling. Nel 1993 ero un giovane anchor del tg di Italia Uno e avevo già raccontato da quella visuale, anch'io spesso in collegamento con il mitico Brosio, la fine della narrazione della politica italiana del dopoguerra.

Un anno prima il collega Mentana aveva fatto nascere il Tg5 ed aveva genialmente usato tangentopoli per creare una narrazione giornalistica nuova dove non solo la cronaca si sostituiva alla politica ma diventava essa stessa politica. Il linguaggio imbalsamato del concorrente Tg1, distolto dal sonno solitario (non c'era nulla contro) lottizzato, sembrava il museo delle cere. Occhetto con la sua gioiosa macchina da guerra si preparava a prendere il potere spalleggiato dalle Procure. Ecco che in questo clima irrompe la Narrazione berlusconiana.

Tanto si è già detto sulle novità della grammatica politica e simbolica del Cavaliere, io qui voglio solo focalizzare il ragionamento sulla mia piccola teoria linguistica. Berlusconi fonda per primo in Europa la narrazione liberale moderna. La narrazione liberale come Visione del Mondo e dell'economia e dell'uomo, certo c'era già. Ma il Cav capisce con una breve ma geniale tautologia che anche la politica è una Narrazione. Cioè un sistema di valori che, come nell'intreccio di un romanzo, viene tenuto in piedi dal personaggio onnisciente. Nella politica di oggi quella figura narrativa è il leader che accorcia la distanza tra il cittadino e il Potere, che riassume in sè la crisi del partito Novecentesco come organo di mediazione. Il più grande intellettuale anti-sistema degli Stati Uniti, Chomsky, non a caso ex linguista, ha individuato proprio nella fine del mediazione, della rappresentanza, anche la fine della democrazia americana e con essa di quella occidentale. Se ti voto e tu non mi aiuti a cambiare la realtà ma fai accordi con le oligarchie economiche, allora non vado più a votare o mi innamoro di un leader che mi rappresenta. Nasce la narrazione populista.

Il compleanno di Forza Italia ha senso nel futuro solo se si capisce che la narrazione liberale ed europeista del Cav può essere un argine e un contrappeso alla narrazione populista nel senso profondo del termine, che è quello prima accennato e che fonda non solo il successo di Salvini ma anche l'ontologia dei grillini nel sogno internettiano di Casaleggio. In questo senso il Cav è ancora narrativamente super moderno, stavolta più che nel linguaggio di rottura, nei valori antropologici per leggere l'Italia e l'Europa oggi. Apertura contro chiusura, inclusione contro esclusione, investimenti contro statalismo, mercato contro Nazione e dazi, persona, diritti e buona giustizia al centro del discorso Buon compleanno allora, come si dice per fair play ammesso per deroga anche nella fredda analisi giornalistica. Però il grande Hobbes che ha fondato non 25 anni fa ma nel Seicento, la Teoria politica come la conosciamo in Occidente e che era molto scettico sulla stabilità degli uomini diceva: alle feste uscite sempre per ultimi, così siete sicuri che nessuno parla male di voi.

Vale anche per feste di compleanno.

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