È Istanbul il vero banco di prova per Recep Tayyip Erdogan nelle elezioni amministrative che si tengono oggi in Turchia. Un Paese solidamente nelle mani del «sultano», che però dal 2019 vive la macchia di non governare più, con il suo Akp, la città nettamente più importante, quella sulle rive del Bosforo, che conta 16 milioni di abitanti, quasi il 19 per cento della popolazione del Paese, che conta 85 milioni di abitanti.
La missione del partito di Erdogan è quella di riconquistare la metropoli. «È arrivato il momento di riprendere il lavoro da dove è stato interrotto, porre fine a questo periodo di fango e sporcizia e rimetterci al servizio della popolazione come abbiamo fatto per 30 anni. La città è tornata ai problemi del 1994, questi sono stati 5 anni persi», ha detto in un comizio Erdogan, a cui ancora brucia la sconfitta elettorale di cinque anni fa, quando dopo 25 anni l'Akp perse la megalopoli che finì nelle mani di Ekrem Imamoglu, candidato del partito repubblicano Chp, che vinse grazie ai voti del partito filo curdo Hdp, battendo inizialmente per solo 10mila voti - e poi nella ripetizione pretedsa da Erdogan per più di un milione - il poco carismatico candidato scelto da Erdogan, il fedelissimo Binali Yildirim.
Quanto Erdogan punti alla riscossa instanbuliota lo dimostra l'impegno personale molto intenso nella campagna elettorale. Il presidente ha radunato nel suo comizio conclusivo in una sterminata area eventi 600mila fedelissimi. Tanti, ma assai meno del milione e mezzo di fan stipati l'anno scorso nello stesso spazio prima delle presidenziali.
Il fatto è che, come amava ripetere Erdohgan fino al 2019, «chi governa Istanbul governa la Turchia». E la poltrona di sindaco della sterminata città sui due continenti, che Erdogan occupò dal 1994 al 1998, fu per lui stesso il trampolino verso i vertici nazionali: diventò primo ministro nel 2003 e presidente nel 2014. Il candidato erdoganiano è l'ex ministro dell'Ambiente Murat Kurum, fedelissimo del presidente e uno dei rappresentanti più in vista della seconda generazione del partito, che però sembra non avere il carisma e la capacità di conquistare il pubblico, oltre ad avere lo svantaggio di essere nato ad Ankara 48 anni fa.
Il suo avversario sarà lo stesso Imamoglu, che spera nella riconferma malgrado il perduto appoggio dei curdi.Anche ad Ankara l'Akp è indietro nei sondaggi così come nelle città della costa mediterranea, mentre il partito di Erdogan appare nettamente favorito nelle municipalità dell'Anatolia centrale e del Mar Nero.
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