Il ricordo delle foibe fa arrabbiare la Lucarelli

Non bastavano tutte le brutture di questo strampalato Sanremo, ci mancavano anche i deliri di Selvaggia Lucarelli.

Il ricordo delle foibe fa arrabbiare la Lucarelli

Non bastavano tutte le brutture di questo strampalato Sanremo, ci mancavano anche i deliri di Selvaggia Lucarelli. La giornalista del quotidiano Il Domani, penna da sempre acuminata, questa volta ha sbagliato totalmente mira. Da giorni l'opinionista televisiva pubblica sui suoi profili social commenti al vetriolo sulla kermesse musicale. E, fin qui, non c'è nulla di male, lo fanno tutti, è uno dei tanti sport che accomunano gli abitanti dello stivale. Il piacere di criticare è una delle poche gioie gratuite e sane della vita. Però, tweet dopo tweet, alla Lucarelli sfugge qualcosa di troppo dai polpastrelli. Metti il gusto di far polemica, di essere controcorrente, di sconvolgere il lettore, di farsi vedere. Metti un po' quello che vuoi, ma la sparata è oltre i limiti della decenza: «Ora basta rompere il cazzo con E LE FOIBE?». Persino i suoi fedelissimi e numerosissimi follower si sono ribellati.

Contestualizziamo: è il giorno del ricordo, cioè quello nel quale si celebrano le migliaia di vittime italiane uccise dei partigiani jugoslavi. Una strage per anni dimenticata e colpevolmente taciuta: strappata dai libri di storia, negata dalla politica e misconosciuta dall'intellighenzia di sinistra sempre pronta a glissare sul crimini dei regimi comunisti. Al Festival di Sanremo, un po' per obbligo istituzionale e un po' per placare le polemiche sugli attacchi alla maggioranza, Amadeus ricorda le vittime della tragedia. Dieci minuti scarsi di programmazione su millanta ore di sterminata diretta. Un puntino microscopico di non sinistrismo in un oceano di melassa politicamente corretta, tra ossessione del gender, bordate quotidiane alla destra, denunce di razzismo inesistenti e tutte le varie sfumature possibili, immaginabili e inimmaginabili del politicamente corretto.

Ma quel microscopico puntino è stato abbastanza per provocare l'ira della Lucarelli, è stato sufficiente a farle dire che adesso bisogna smettere di «rompere il cazzo con e le foibe». E invece, dopo più di cinquant'anni di vergognoso e complice silenzio, continueremo a romperlo. Perché quei morti non siano mai più di serie B.

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