Maria Sorbi
E finalmente anche la giunta milanese di sinistra si rende conto che per le strade di Milano serve l'esercito.
Mariastella Gelmini, vice capogruppo vicario di Forza Italia alla Camera, cosa pensa della decisione del sindaco Giuseppe Sala?
«Questa richiesta ha del tragicomico. Bisogna arrivare a una sparatoria per strada all'ora dell'aperitivo per accorgersi che serve più sicurezza in città? Noi lo chiediamo da tempo».
Il sindaco Moratti aveva anche utilizzato l'esercito nei quartieri più a rischio.
«Appunto. E la sinistra aveva fatto di tutto per levarlo. Non solo, durante l'ultima campagna elettorale la squadra di Sala non ha fatto altro che negare l'emergenza sicurezza e ci accusava di fare demagogia quando chiedevamo la presenza dei militari».
Ora invece Sala cambia linea.
«Ora si sveglia. Dopo averci deriso, ammette l'evidenza e avanza una richiesta che, fatta da lui, è un po' spudorata. E infatti non raccoglie i consensi della sua sinistra».
Dice che i provvedimenti vengono presi troppo tardi?
«Si è dato il tempo alle bande di Latinos di consolidarsi nelle nostre città e ora ne paghiamo il prezzo».
Ma vuol dire che veramente Sala non se n'era accorto prima?
«Forse era troppo concentrato a coordinare i comitati di sindaci per il sì al referendum».
Oltre all'esercito cosa bisogna fare per garantire sicurezza ai cittadini?
«La presenza dei militari è molto utile ma va raccordata con le altre forze dell'ordine. E poi penso ai vigili. Anziché utilizzarli solo per dare multe su multe, vengano arruolati per garantire un presidio sul territorio. La gente ne ha bisogno».
In che modo coordinare le forze dell'ordine?
«L'esercito non può sostituirle, ma bisogna rispettare ruoli e compiti. Alla Camera ci siamo battuti per il rinnovo del contratto delle forze dell'ordine. Gli agenti non possono essere trattati come dipendenti pubblici qualsiasi ma vanno rispettati e valorizzati».
Cosa pensa della
gestione profughi a Milano?«Sala non ha mai alzato la voce quando poteva e si è sempre mostrato supino alle richieste di Renzi. Intanto il premier spende 4 miliardi per l'immigrazione e rinvia al 2018 il fondo per la povertà».
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