Giusto per sdrammatizzare, si potrebbe dire che Alberto Guglielmotti (Civitavecchia, 3 febbraio 1812 Roma, 29 ottobre 1893) non ha portato una gran fortuna alla Marina militare italiana: ben due sommergibili varati con suo nome furono infatti colpiti e affondati rispettivamente il 20 marzo 1917 durante la Grande Guerra e il 17 marzo 1942 nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Della brutta fine di questo secondo sommergibile «classe Brin» della Regia Marina varato l'11 settembre 1938 nei cantiere Franco Tosi a Taranto, sapevamo già tutto: fu silurato dal sommergibile HMS Unbeaten e affondò con tutto l'equipaggio nel punto «37°42' N e 15°38' E», una quindicina di miglia a sud di Capo Spartivento in Calabria ; n ella sciagura bellica morirono il comandante, tenente di vascello Federico Tamburini, sei altri ufficiali, 16 sottufficiali e 38 fra sottocapi e marinai, fu recuperato un solo corpo .
Il rebus - almeno per i cultori del settore - continuava invece a sussistere riguardo l'annientamento del primo «Guglielmotti», quello cioè del 1917. Ma ora, esattamente 101 anni dopo i drammatici fatti, è finalmente arrivata la bella notizia: l'individuazione del sommergibile mancante.
Ma prima di tuffarci nei dettagli, urge una spiegazione su Padre Alberto Guglielmotti, tanto caro alla nostra Marina. La Treccani lo definisce «religioso, teologo e storico italiano, interessato alle scienze fisiche e naturali, filologo ed erudito della storia della Marina militare nonché e accademico della Crusca . Particolarmente nota è la sua grande e dettagliata opera sulla Marineria pontificia (Storia della Marina pontificia, 10 voll., Roma, 1886-1893) e il Vocabolario marino e militare (1889)». Ecco spiegata la devozione della nostra Marina nei confronti di Guglielmotti.
Passiamo quindi al ritrovamento del relitto. «La scoperta - spiegano le agenzie di stampa - è avvenuta durante un'esercitazione dei cacciamine della Marina militare, presso l'isola di Capraia, a 400 metri di profondità. A bordo del sommergibile c'erano 14 membri dell'equipaggio».
L'avvistamento è merito della nave «Gaeta» in una posizione correlabile con quella nota dell'affondamento del sommergibile avvenuto intorno alle 21.50 del 10 marzo del 1917 da parte dallo sloop inglese HMS Cyclamen, che lo aveva scambiato per un battello tedesco.
La scoperta è stata poi convalidata dalla successiva investigazione da parte della nave «Rimini» che con la sua attrezzatura tecnologica ha scattato le prime immagini del sommergibile mostrando «l'identità del relitto grazie alla corrispondenza con i dettagli costruttivi del battello che appare adagiato sul fianco ed evidenzia il cannone di prora». Gli esperti della Marina non hanno dubbi: «I frame confermato lo speronamento avvenuto da parte dell'unità inglese».
In precedenza, il cacciamine «Gaeta» aveva localizzato il relitto del «Saracen», un sommergibile inglese affondato da due corvette italiane durante la seconda Guerra Mondiale già identificato durante una spedizione subacquea da parte di soggetti privati nel 2015.
«Il ritrovamento del sommergibile Guglielmotti - sottolinea lo Stato maggiore della Marina - prova l'efficacia operativa dei nuovi veicoli subacquei in dotazione alla Marina militare e dimostra come le capacità militari possono essere messe a disposizione della ricerca subacquea, anche per fini di ricostruzione storica e scientifica».
«La scoperta - conclude la Marina - ha ridato voce al coraggio e alla dignità di quegli uomini che oltre cento anni fa servirono il Paese fino all'estremo sacrificio». Con la benedizione di Padre Guglielmotti, ovviamente.
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