Milano Dopo 29 anni le spoglie di Lidia Macchi rivedono la luce. La dolorosa riesumazione era un passo «necessario per accertare la verità», come ha detto la madre Paola Bettoni che era l'unico familiare presente, e per trovare con certezza il suo assassino. Ieri all'alba, al riparo dai curiosi, la salma della studentessa di Varese stuprata e uccisa con 29 coltellate è stata disseppellita e poche ore dopo è stata portata fuori dal cimitero di Casbeno.
Alcuni agenti di polizia hanno impedito a chiunque di avvicinarsi. Destinazione: l'Istituto di medicina legale di Milano, dove cominceranno subito le analisi alla ricerca di tracce di materiale biologico del killer che potrebbero aver resistito al logorio dei decenni. A dirigere le operazioni c'erano il sostituto pg di Milano Carmen Manfredda, che coordina le indagini della Squadra mobile di Varese, e l'anatomopatologa Cristina Cattaneo, perito nominato dal gip Anna Giorgetti. Gli esami sul corpo della vittima saranno lunghi e complessi, potrebbero durare mesi. Un'autopsia era già stata fatta nel 1987, ma le prove prelevate - compreso il liquido seminale dell'assassino - sono state distrutte nel 2000. Le eventuali tracce genetiche sopravvissute saranno confrontate con il Dna di Stefano Binda, l'ex compagno di liceo di Lidia finito in carcere lo scorso 15 gennaio con l'accusa di averla uccisa. O con quello di altri uomini. La riesumazione è stata disposta dal pg, con il consenso della famiglia. Si è svolta in clima di raccoglimento nel cimitero chiuso al pubblico e alcuni teli sono stati stesi sul cancello per impedire la visuale dall'esterno. Nei giorni scorsi il gip aveva chiesto ad avvocati e consulenti di non comunicare la data esatta ai giornalisti.
Cristina Cattaneo è tra i massimi esperti italiani di accertamenti in casi di morte violenta. In passato si è occupata, tra le altre, delle analisi sui corpi di Elisa Claps e di Yara Gambirasio. Il perito è stato nominato con la formula dell'incidente probatorio, parteciperanno ai rilievi altri sei consulenti incaricati dalle parti. Mentre sono in corso anche gli esami sui coltelli ritrovati seppelliti nel parco di Mantegazza a Varese, dove secondo una ricostruzione Binda avrebbe nascosto l'arma del delitto pochi giorni dopo i fatti. L'uomo non ha mai risposto alle domande degli inquirenti, si è però sottoposto al prelievo del Dna.
Sempre ieri sul tavolo di Cristina Cattaneo, responsabile del Laboratorio di antropologia e odontologia forense dell'Università Statale di Milano, è arrivato per nuove indagini anche il cadavere riesumato di Serena Mollicone. La ragazza fu trovata morta il 3 giugno 2001 in un boschetto di Arce, vicino a Frosinone e il suo assassino non ha ancora un nome. Lidia e Serena, due giovani donne assassinate che aspettano la verità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.