I 5S minacciano, Grillo furioso: "Non vuol rompere con Draghi"

Le minacce della Dadone hanno creato il panico nella maggioranza. La rabbia di Beppe Grillo, che sulla riforma vuole l'accordo

I 5S minacciano, Grillo furioso: "Non vuol rompere con Draghi"

I ministri CinqueStelle sono pronti a dimettersi nel caso in cui la riforma della giustizia del ministro Cartabia sia approvata senza ulteriori modifiche. A dirlo è il titolare del dicastero delle Politiche giovanili Fabiana Dadone: un'uscita che ha scatenato le ire di Grillo.

Mentre Giuseppi e i suoi fedelissimi preparano le contromosse per opporsi alla Cartabia, cosa accade invece nell'altra sponda del Movimento? Come ha reagito il padre fondatore Beppe Grillo dinanzi all'insubordinazione del suo delfino Giuseppi? Il comico genovese sarebbe furioso, il che non è una novità, visti i continui scontri tra le due primedonne del partito pentastellato. "Lui non vuole assolutamente rompere con Draghi ed è d’accordo con quanto deciso in Consiglio dei ministri la scorsa settimana", spiegano fonti vicine al garante della compagine grillina. "Grillo sulla Giustizia vuole l’accordo e non avrebbe mai voluto che, a causa dei distinguo dei Cinque Stelle, si arrivasse al voto di fiducia". Dopotutto è proprio Grillo a tenere uno stretto rapporto quotidiano con Draghi, mentre Giuseppi recita un ruolo da comprimario, pur essendo almeno ufficialmente il leader in pectore.

Sorpreso dagli alleati, il Partito democratico tenta strategicamente di creare un solco anche sulla questione giustizia: "Si è andati troppo oltre", attacca una fonte di Antonellis vicina a Letta, e la minaccia di Dadone avrebbe provocato ulteriori reazioni piccate. Perchè rischiare un crack del governo per qualche modifica? Il telefono di Conte sarebbe stato quindi letteralmente preso d'assalto dagli alleati dem in cerca di risposte.

Cosa è accaduto

Fabiana Dadone aveva valutato positivamente l'idea di porre la questione di fiducia sulla controversa riforma, dopo il via libera da parte del Consiglio dei ministri, interpretandola come una prima, se pur fredda, apertura al dialogo,"sia da parte del presidente del Consiglio Draghi che della ministra Cartabia, perché si sono resi conto che la riforma così come presentata rischia di avere delle fasce di impunità". Ospite ad Agorà Estate, la Dadone aveva puntualizzato: "È giusto che il Parlamento presenti gli emendamenti, e la nostra forza politica, il Movimento 5 Stelle, che è sensibilissima sul tema della prescrizione, ne ha preparati oltre 900".

Grillini pronti a fare le barricate, dunque, nel caso in cui tale riforma non li soddisfi appieno: "Ci aspettiamo una discussione costruttiva, poi vedremo le decisioni da prendersi". Tra le decisioni estreme anche la possibilità che sul tavolo di Draghi arrivino le dimissioni dei ministri pentastellati: "Credo sia una cosa da valutare assieme a Giuseppe Conte. È un’ipotesi che sicuramente bisognerebbe valutare".

L'ex governatore della Banca centrale europea, comunque, non aveva di certo gradito la ribellione del Movimento CinqueStelle, certo di avere ormai in pugno il consenso totale della maggioranza che già lo supporta, in particolar modo dopo l'incontro chiarificatore avuto con Giuseppi. Quando il premier ha dovuto prendere atto dell'enorme mole di emendamenti su una riforma che riteneva in via di approvazione pare abbia perso il suo proverbiale aplomb. Così tanto che, istintivamente, aveva già in serbo per i grillini una dichiarazione dalle tinte forti.

Pensando alle conseguenze, presumibilmente, Draghi ha poi preferito soprassedere, come riferisce Marco Antonellis di Tpi.

La palla passa ora nel campo di Grillo che, senza alcun dubbio, farà ancora una volta sentire la sua voce nel tentativo di riportare nei ranghi Giuseppi.

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