È il paradosso di chi ha fatto poker senza giocare d'azzardo. Misurando le forze e parlando con garbo al cuore e alla testa degli elettori moderati. Forza Italia ha conquistato in trenta mesi quattro regioni. Non l'ha fatto da sola, ovviamente. In Piemonte, in Basilicata, in Molise e ora in Calabria ha guidato una coalizione coesa e forte, della quale però è stata il baricentro. Ed era necessario, hanno sostenuto più volte i dirigenti azzurri. Era importante non deragliare, non lasciarsi prendere dalla deriva sovranista o populista. Ed il trionfo in Calabria della Santelli (che con la sua lista «personale» ha superato l'8%) rappresenta, se possibile, la summa di questa lunga stagione elettorale. «Questa vittoria - spiega Berlusconi al termine del coordinamento di presidenza ad Arcore - rappresenta la vittoria delle nostre idee liberali, cristiane, garantiste, della nostra visione dell'uomo e dello Stato. Visione che è antitetica a quella collettivista e statalista della sinistra». «È una differenza di fondo - aggiunge - che si traduce in un modo diverso di governare non solo lo Stato ma anche gli enti locali. Per noi resta centrale la persona, che non può essere vessata con la persecuzione burocratica, fiscale e giudiziaria».
La segreta ambizione ora è quella di esportare il modello a livello nazionale. Far ritornare le forze di centro e moderate, forze propulsive del dibattito politico e della vita dello Stato. Ne è convinta la stessa Santelli che ieri, insieme con Antonio Tajani, proprio questo ripeteva. Ora è la volta di Stefano Caldoro. L'esponente azzurro ha già guidato la Regione Campania. E se le forze che lo sostengono sapranno fare gioco di squadra, come ha dimostrato la vittoria delle Santelli, il poker si trasformerà in cinquina.
È lo stesso Gregorio Fontana, parlamentare e responsabile organizzativo del partito, a sottolineare l'importanza di questo poker. «Come già nelle precedenti competizioni in Piemonte con Cirio, in Molise con Toma e in Basilicata con Bardi, si conferma anche con la Calabria che i candidati proposti da Berlusconi sono vincenti». «Con la vittoria della Santelli - conferma Annalisa Tartaglione, parlamentare, e coordinatrice azzurra in Molise -. Si ripete la stessa dinamica già avvenuta da noi con la vittoria di Donato Toma, trainata da Forza Italia primo partito con il contributo importante di altre realtà a vocazione moderata. Dalle urne, dunque, arriva una risposta chiara a smentita di chi parla di monopolio populista nel centrodestra».
E questo andamento virtuoso, iniziato nel maggio del 2018 con l'elezione proprio di Toma alla guida del Molise, e passato poi per le vittorie del generale Vito Bardi in Basilicata (aprile 2019) e di Alberto Cirio in Piemonte (giugno 2019), e conclusosi ieri in Calabria, potrebbe essere una valida alternativa al populismo urlato che non è riuscito a sfondare in Emilia Romagna. Insomma non c'è la fuga dei moderati, come tanti avversari politici hanno detto.
A spiegare la «chiave moderata» della vittoria della Santelli è Renato Brunetta. «In Emilia Salvini ha fatto un grande lavoro - ammette l'economista azzurro - ma la sua campagna elettorale, improntata su temi nazionali, non ha rincuorato il ceto medio, già spaventato per la crisi economica e per le emergenze legate alla globalizzazione e all'immigrazione».
Forse è proprio il modello «a trazione moderata» quello più utile per ottenere i migliori risultati. «Serve - aggiunge Brunetta - un centrodestra coeso ma plurale, liberista ed europeo. Anche in regioni come Veneto e Lombardia, a ben guardare, il modello vincente non è poi stato quello sovranista e radicale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.